Neil Gaiman ti frega sempre.
Tu sei lì, pronta con il suo romanzo fresco di stampa appena iniziato e pensi di averlo già riconosciuto e classificato in un genere letterario ben preciso nella scaffalatura della tua mente.
Continui così per alcuni capitoli, una ventina di pagine forse di più, immersa nella tua convizione che Gaiman ha cambiato completamente genere, quando lui, quasi a farti un dispetto, infila nel racconto qualcosa di assurdo. Senza ombra di dubbio, l’aggettivo che si cuce addosso a Neil Gaiman senza bisogno di orli:
assurdo agg. e s. m. [dal lat. absurdus, propr. «stonato», der. di surdus «sordo»].
1. agg. Che è contrario alla ragione, all’evidenza, al buon senso; che è in sé stesso una contraddizione[…] anche di cose o fatti reali, ma quasi incredibili per la loro stranezza o eccezionalità.
Un uomo torna nella cittadina dove ha vissuto per gran parte dell’infanzia e, sebbene sia atteso ad un funerale, durante il tragitto è attratto verso una vecchia fattoria non troppo distante da quella che una volta era casa sua.
Dal momento in cui il protagonista bussa alla porta della fattoria Hempstock, il libro si trasforma in lungo flashback sulla sua infanzia e in particolare sul giorno che ha conosciuto la piccola e curiosa Lettie e la sua famiglia di sole donne.
Non dimenticherete facilmente l’avventura di questo ragazzino perché sembra la storia di un avventuroso bimbo di 7 anni ma poi, all’improvviso, la storia scivola in un altro campo, il campo immenso della fantasia, dell’incredibile.
Con Gaiman la sospensione dell’incredulità è assicurata: lasciatevi prendere per mano dalla coraggiosa Lettie Hempstock e saltate nella storia ad occhi chiusi ma attenzione a non lasciarle mai la mano altrimenti…!
E ricordate, questo è un libro assurdo. Assurdamente adorabile.
Hai detto tutto, hai spiegato alla perfezione cos’è Neil Gaiman per il lettore.
Me lo segno !
Dev’essere bellissimo, mi hai incuriosita davvero!