Lo Potevo Fare Anch’io, Francesco Bonami

Introduzione personale: io non ho mai capito il meraviglioso mondo dell’arte contemporanea …e non lo capisco neanche adesso.
Questo il motivo principale che mi ha spinto a comprare questo libro, di cui avevo letto la (brevissima) recensione su una rivista; e in effetti Francesco Bonami ce la mette davvero tutta per spiegare, o meglio raccontare ed eviscerare (per sommi capi, non è un libro di storia dell’arte, eh!) i principali movimenti & interpreti della cosiddetta Arte Contemporanea. Dai tagli nella tela di Fontana, alla ristorarte di Tiravanija, dalle sculture di Cattelan alle action figures "particolari" di Murakami, e moltissimi altri.

Il tono è un po’ alla dottor House: ironico, filosofico a volte, saggio, un po’ cinico.
Apprezzo lo sforzo, insomma. Bonami sa scrivere, e sa raccontare, e si capisce la passione che ha per determinati artisti. Però … l’ho trovato del tutto parziale. 
Eh sì! Io cercavo una guida, e forse ho sbagliato io in primis, ma dopo essere arrivata a tre quarti del libro, ed essermi impegnata con tutta l’anima a capire cosa c’è dietro una scultura fatta di piatti sporchi, dietro gli sgocciolii di pittura sulla tela, perfino dietro dei cartoon che secondo me su deviantart ne trovi di migliori (sacrilega che sono) … ecco che, alla fine, trovo Bonami che critica senza pietà Guttuso, Botero, Pomodoro; loro non sono arte, loro creano brutture.

Loro?! e quelli di cui hai parlato fin’ora? perchè, e dimmi davvero, ti prego, perchè una cosa del genere è più artistica di questo? (per favore, guardate i link, sono sculture rispettivamente di Tiravanija e di Pomodoro).

Quest’ultima parte, per i suddetti motivi, mi ha lasciato decisamente perplessa.
Non mi sento di consigliare nè di sconsigliare questo libro, perchè pur apprezzando lo sforzo (quantunque semplice e naturale, il libro è scritto davvero bene e con passione) di Bonami, non mi ha cambiato la vita (come si suol dire) nè il modo di guardare all’Arte Contemporanea (come speravo).

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Recensione di
Silvia Righetti

"Tutto quello che vedo mi ricorda qualcosa che ho letto in un libro... ma non dovrebbe essere il contrario? " (cit.); sono una grafomane, oltretutto, quindi dove altro pensavate di potermi trovare?

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4 commenti
  • Uahahahah, mi ha fatto troppo ridere la tua recensione.
    Sarà che anche io, come te, di arte contemporanea non ci capisco proprio NIENTE.
    E pensare che ho dovuto farci anche un esame all’università. Sarà anche bella eh… ( de gustibus) ma io continuo a preferire l’arte dei putti! :D

  • Beh, almeno ci hai provato a capirci qualcosa… Io ho rinunciato definitivamente di fronte a un mucchio di sassi, a Siviglia, che avrebbe dovuto celebrare non mi ricordo cosa. Io mi sforzavo a) di capire cosa fosse quel cumulo e b) quale legame potesse mai avere con la cosa da celebrare. Ma accanto a me la mia amica profondeva colte spiegazioni sul perché e il percome l’arte contemporanea può e deve essere svincolata dalla rappresentazione, astrarsi dal contesto, oltrepassare il reale, sorpassare l’onirico, ignorare l’analogico… cioè, se ho capito bene, può non rappresentare niente e non avere alcun legame con nulla, a cominciare dall’oggetto della sua ispirazione… E allora basta, mi arrendo! E poi vengono a dire a me che sono astruso, perché di mestiere faccio il matematico. Mah.

    Capellidargento

  • ah beh! hai avuto un’esperienza simile alla mia!
    solo che io davanti agli occhi avevo una carriola piena di pietre. ancora devo capirne il significato.

    PS. il mio migliore amico, nonchè luce dei miei occhi, è un matematico; non siete così male come dicono!! X3

Recensione di Silvia Righetti