Consigliatomi dall’amico Luke che conosce la mia predilezione per un certo tipo di narrazione e ambientazione, “Le mille luci di New York” ci offre una New York that doesn’t sleep, abitata da aspiranti romanzieri che ripiegano sul giornalismo mediocre, modelle in fuga dal Midwest, istrioni in limo con bionde sottobraccio. Tutti si ritrovano in feste a base di alcol e cocaina nei bagni dei locali per non fermarsi mai, prima regola per chi abita a Manhattan; soprattutto, non fermarsi mai a riflettere su lavoro insoddisfacente, divorzio, sentimenti.
Non estremo (né ripetitivo) come il Brett Easton Ellis di “Meno di zero”, meno riflessivo del Richard Ford di “Sportswriter“, per l’autore New York è come un orologio contraffatto comprato da un ambulante all’uscita dalla metro per pochi dollari: pensi di essere stato furbo ma alla fine ti ritrovi una fregatura tra le mani.
[…] A questo autore, consigliatomi stavolta dal blogger plus1gmt, avevo fatto riferimento nella recensione su “Le mille luci di New York“. […]