Le affinità elettive – Goethe

Ma insomma era cominciato così bene questo libro!
Chiunque abbia letto un po’ delle mie recensioni o dei miei pensieri sparsi qua e là, avrà di certo captato la mia ritrosia verso i grandi classici che, a volte, tento di cancellare.
Questa volta ho provato con Goethe e c’è da dire subito che questo signore è già molto avanti per il tempo in cui scrisse questo romanzo (1809). Dove trovate narrate infatti, vicende d’amore (e scambi di coppia oserei dire), desideri bramosi e volontà interrotte con tanta semplicità e verità?
 
La storia è abbastanza semplice: si tratta di un quadrilatero amoroso che non riesce ad avere felice risoluzione e che lascia dietro di sé una scia di sciagure e di depressioni personali.
Il libro scorre molto bene durante la prima parte e l’ultima, grazie alla qualità e alla frequenza dei dialoghi che permettono a Le affinità elettive di avere un ritmo sconosciuto ai grandi classici.
Purtroppo la narrazione della parte centrale risulta essere decisamente tediosa, tanto da indurmi a leggere a singhiozzo senza che perdessi il filo della storia.
 
“Alcuni si incontrano come amici e vecchi conoscenti che subito si uniscono e si accordano senza mutarsi reciprocamente in nulla, così come si mischiano l’acqua e il vino. Altri invece restano estranei uno accanto all’altro e non si congiungono neppure quando sono siano mescolati e strofinati meccanicamente; così come l’olio e l’acqua che, agitati assieme, tornano immediatamente a separarsi.”
 

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Recensione di
Sara D'Ellena

«La mia intenzione è raccontare una storia: in primo luogo perché la storia viene da me e vuol essere raccontata.» Philip Pullman.
Raccontare storie e costruire librerie (immaginarie ovvio!) è la mia passione e la mia unica missione.

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