La via smarrita – David Valentini

In un panorama letterario in cui la maggior parte degli esordienti cerca di emergere con la scrittura di romanzi o racconti, è raro trovare chi cerca di darsi delle risposte tramite i versi. David Valentini è giovane, ed è poeta. La rima e il verso sono per lui come appigli che lo aiutano a non farsi trascinare dalla corrente dei ricordi; sono fari che lo aiutano a ritrovare la via smarrita, la stessa che dà il titolo alla sua prima raccolta di poesie pubblicate con Eretica Edizioni, e la stessa che probabilmente ognuno di noi, almeno una volta, ha perso.

La raccolta inizia con dei Primi ricordi, per poi passare a Lucciole su carta. Entrambe le sezioni sono un richiamare con la penna attimi che altrimenti sarebbero stati fuggevoli. Attimi di luce impressi sul foglio, attimi che, appena vissuti, sono serviti al poeta a sollevare il velo della realtà, per vedere all’essenza delle cose, come Schopenhauer avrebbe detto. E il riferimento non è casuale. David, laureato in filosofia, costantemente fa riferimento ai concetti dei più grandi filosofi. Il poeta percepisce l’eterno ritorno nietzschiano; guardandosi allo specchio, all’improvviso, comprende il mistero del suo essere, e avverte la stessa nausea che avvertiva Sartre… La filosofia, però, non rende astruse le poesie; al contrario, le rende quotidiane, svelatrici di sensazioni che ogni uomo prova. Ne è la prova la poesia La quercia:

Ho profonde radici,

non posso cadere

ma neanche

volteggiare nel vento

libero.

 

È la dicotomia romantica che ognuno di noi prova tra le aspirazioni che vorrebbe esaudire, e l’impossibilità di raggiungerle.

Le poesie esistenziali cedono il posto a quelle d’amore (un amore però mai banalizzato, ma sempre sofferto), a quelle descrittive di Quadretti osceni, immagini tratte da vita vissuta: la fine di una messa, e la consapevolezza che nonostante le preghiere dei fedeli, nell’anima tutto tace; il capodanno e il ripercorrere ciò che è passato; una giornata al porto che rivela un’inquietante verità.

Conclude la raccolta la sezione Amori perversi, fatta di nostalgia e malinconia, e quella La via smarrita, dove la penna diventa portatrice di risposte alle domande esistenziali del poeta.

Lo stile dell’autore è maturo nell’usare un’ alternanza di versi pregna di significato, che riesce anche ad esprimere ciò che è detto e ciò che, spesso messo tra parentesi, è percepito, o sussurrato. Il vocabolario è ricco e denso: le foglie diventano il mosaico silvestre che il vento scombina; ognuno di noi è descritto come poesie interrotte, fiori di campo, lucciole di tenebra. Il poeta dice al suo interlocutore: percepiscimi, come se avesse bisogno di essere sicuro della sua esistenza.

Merita davvero questa raccolta, testimonianza di come le poesie siano appunti su frammenti di carta, presi per non dimenticare un’esistenza incerta.

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Recensione di
Ele

24 anni, i viaggi e la letteratura sono le mie passioni. Dalla Calabria, passando per Roma, Tomsk e Edimburgo, studio Traduzione e Comparatistica letteraria a Pisa. I miei studi mi hanno portata a vedere la letteratura come un insieme di connessioni: tra lingue, popoli, culture, riti, influenze. Difficilmente riesco a leggere un libro per volta. In constante fluttuare tra luoghi e parole, ricorro alla scrittura per trovare un ordine, o almeno ci provo.

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