Barney ama donne, alcool, sigari e hockey; è invidioso del successo altrui ma sa prestare soldi agli amici in difficoltà. In età avanzata, nonostante non ricordi più come si chiamino gli oggetti di uso comune o i sette nani, scrive un memoir per ricostruire la sua tumultuosa vita e in particolare un omicidio che lui non ha commesso – o meglio, che lui non ricorda e non crede di aver commesso.
Proclamandosi innocente per quell’unico evento, confida tutto il resto – una giovinezza a la Tropico del cancro, infedeltà coniugali, notti al bar, critiche alle opere letterarie dei rivali, lo sfortunato amore per la donna incontrata al proprio matrimonio.
Tra nebbie per abusi alcolici e Alzheimer incipiente, la versione fornita da Barney è davvero affidabile? Toccherà leggere la storia di questo irriverente ebreo canadese che richiama Bukowski e che non risparmia battute caustiche su politica, buona società, pulsioni sessuali, sé stesso. Scritta in maniera esilarante e senza cali di tensione, ecco una lettura, seppur leggera, a pieno titolo definibile “letteratura”.