La vedova Van Gogh – Camilo Sánchez

«Solo dipingere mi ha fatto vedere tutta la luce ancora presente nel buio.» V.V.G.

Mentre faccio scorrere sotto gli occhi le ultime pagine di questo libro, due capolavori di Van Gogh, trafugati nel 2002 dal Museo di Amsterdam e dal valore di circa 100 milioni di dollari, vengono finalmente ritrovati all’interno di una casa di un camorrista.

Chissà cosa penserebbe Vincent di tutta questa storia? Cosa avrebbe da dire dei suoi girasoli diventati così  famosi da finire stampati sui quaderni di scuola? O di come le sue notti stellate siano diventate perfette stampe per copripiumini e federe in offerta su Privalia?
Anche io come Johanna  – protagonista del libro e cognata di Van Gogh – sono quasi sicura di come avrebbe reagito: “con un disagio quasi fisico di fronte agli elogi, un’autocritica feroce per tutto quanto sentiva di dover ancora migliorare. […] Drammatici eccessi di modestia.”

Vincent Van Gogh era un’artista estramemente sensibile, di quella La-vedova-Van-Gogh_websensibilità che lo porterà a spararsi un colpo al petto, morendo senza riuscire a vedere riconosciuto l’enorme successo delle sue tele. Tele (e disegni) che per la maggioranza – circa 600 pezzi – spediva a casa di suo fratello Theo a Parigi il quale, sebbene sposato con l’adorabile Johanna e con un figlio appena nato da accudire, non riesce a svincolarsi dal legame morboso che ha con Vincent tanto che, a soli 6 mesi dalla morte del fratello, si lascerà morire di dolore.

Quella che ci racconta Camilo Sánchez è quindi la storia dell’incredibile Johanna che, rimasta vedova di Theo e in possesso di centinaia di tele incredibili e di ben 651 lettere, decide che sarà lei a far conoscere e apprezzare l’incredibile arte del cognato.

Rimasta sola, torna in Olanda, suo paese di origine e, con l’aiuto della famiglia, apre un piccola pensione che riempe con le tele più belle di Vincent. Scrive nel suo diario: “Sono lusingata. I quadri, in casa, non passano affatto inosservati. Hanno una tale intensità. Aiutano perfino, durante la cena o il caffè della mattina, a trovare un argomento di conversazione meno scontato delle condizioi del tempo, per rompere l’imbarazzo iniziale tra sconosciuti.”

Così, mentre avvia l’attività di locandiera e si barcamena nella sua nuova condizione di vedova e giovane madre, Johanna cerca di organizzare mostre con l’aiuto di suo fratello André e della sorella minore dei Van Gogh, la femminista Wilhelmina che, a detta di Johanna è “eccentrica quanto i fratelli […] ma la migliore della famiglia.”

Che le donne siano caparbie è indiscutibile: basti pensare a quanto valgono oggi le opere dell’artista per averne la prova!

Un libro delizioso, che non poteva che essere vivo, brillante e corposo, come i colori usati dal maestro Vincent Van Gogh.

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Recensione di
Sara D'Ellena

«La mia intenzione è raccontare una storia: in primo luogo perché la storia viene da me e vuol essere raccontata.» Philip Pullman.
Raccontare storie e costruire librerie (immaginarie ovvio!) è la mia passione e la mia unica missione.

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