Sappiamo tutti che quando un romanzo riesce a intrecciare sapientemente le vite di un gruppetto di amici per la pelle, il lettore ne rimane intrappolato per forza di cose. Questo succede sulla carta, come sul grande schermo, da Friends a Stand by me, potremmo sciorinare esempi a non finire di questa formula vincente.
Anche per questo la simmetria dei desideri vale la pena di essere letto. Anche per questo, ma non solo. Personalmente ho trovato confortante il fatto di ritrovare nell’autore Eshkol Nevo un’anima molto vicina, ma con la capacità di esprimere in modo preciso e delicato quel tipo si sensibilità e profondo disagio che a volte invade parte delle nostre vite. Un disagio che non ha nulla a che vedere con il mondo esterno, anche quando il mondo esterno cade a pezzi. Per questo, nonostante il libro si collochi in un periodo storico ricchissimo di possibili spunti ideo-sociologici, e innegabili influenze sulla vita collettiva, non ne troverete che l’eco all’interno di questo eterogeneo gruppo di amici.
Risulta poi difficile capire se Eshkol Nevo sia effettivamente il narratore in prima persona, o piuttosto una frammentazione dei quattro personaggi principali. Potrebbe anche essere plausibile che l’arrogante narcisismo di Churchill, la cupa sensibilità di Amichai, la doppia essenza di Ofir, e la capacità introspettiva di Yuval, non siano altro che espressione di un’unica, poliedrica personalità.
In conclusione, una storia di quelle che vi farà venire voglia di scrivere la vostra anche se, come leggendo questo libro capirete, è molto più difficile di quello che sembra.