La ragazza di Charlotte Street – Danny Wallace

Da dove cominciamo? Premessa: ho continuato a leggere questo libro per tre motivi. Uno, la forza d’inerzia dell’estate senza impegni. Due, il prezzo esorbitante che ho pagato quando la copertina mi ha intrappolata. Tre, non vedevo l’ora di farlo a pezzi, una volta finito.

Jason è il classico trentenne a cui la vita pone davanti un bivio: crescere o rimanere indietro. È stato lasciato dalla fidanzata, Sarah; ha lasciato il lavoro di insegnante alla St. John dopo un trauma subito durante una lezione di storia; si ritrova a vivere nell’appartamento del suo amico del college, Dev, proprietario di un negozio di videogame vintage. Che cosa fa, per sopravvivere alla rottura con Sarah, e con il resto della sua vita? Oltre a lavorare per il suo amico di tanto in tanto, è un giornalista free lance per il London Now, giornale gratuito distribuito la mattina agli ingressi della metropolitana, letto per una ventina di minuti o poco meno da gente indaffarata a precipitarsi verso la propria vita. Camminando per le vie di Londra, si ritrova a Charlotte Street, dove la sua vita subisce un arresto: l’incontro fortuito con La Ragazza che, messa in difficoltà dalle troppe buste d’acquisti, non riesce a salire sul taxi, e finisce per farsi aiutare proprio da Jason, cambierà drasticamente la vita del protagonista. Già, perché lui l’ha aiutata con i sacchetti e tutto il resto, ma, richiudendo la portiera del taxi, si è accorto troppo tardi che gli era rimasto qualcosa che apparteneva a lei: la sua macchinetta fotografica. Folgorato dal sorriso che La Ragazza gli ha rivolto per ringraziarlo, Jason non potrà fare a meno di inventarsi cento e uno modi per ritrovarla, cominciando con lo sviluppare il rullino della usa e getta.

Bene, questo è il succo di ciò che racconta il trafiletto di copertina. Quello che sto per raccontarvi io, invece, è la Vera Verità sulla storia.

Cominciamo con il titolo? In inglese è “Charlotte Street”, molto più appropriato, dato che non c’è traccia della Ragazza, mai, se non nelle ultime pagine del romanzo. Se chiami un libro “La Ragazza di Charlotte Street”, si suppone che alla trecentesima pagina su 427 ‘sta ragazza debba spuntare da qualche parte. E invece no. Questa volta però, non solo la traduzione del titolo ha stravolto il senso del libro, ma ci si è messa anche la copertina a illudere il lettore. Se il titolo fosse rimasto come nell’originale, uno non si

sarebbe aspettato una ragazza spuntare dai 4 angoli di Londra ogni minuto. E se poi Feltrinelli avesse deciso di mantenere la linea della copertina originale, credo che non l’avrei nemmeno degnato di uno sguardo. Continuiamo parlando dei titoli dei capitoli: l’ho capito solo a metà del libro, ma ogni titolo era a sua volta il titolo di una canzone degli Hall&Oates. Ho pensato, carino, di solito non si abbina la colonna sonora alle pagine scritte, è più prerogativa dei film. Mi piace! Poi ho ascoltato le canzoni. Dico solo che sono assolutamente in linea con l’inutilità del libro.

Una storia basata sul niente, o peggio, sulle fantasticherie da adolescente di un trentenne che cerca la sua strada. Un libro fatto di film mentali, congetture, sogni a occhi aperti, e nessuna azione concreta, se si esclude il divagare costante, e il temporeggiare a livelli estremi (leggi: parlare di insignificanti dettagli di videogiochi vintage, gite in macchina senza meta e senza conclusione, ragionamenti astratti e inconcludenti su ogni tipo di argomento).

L’unico “però” che mi sento di dire è che quando Danny Wallace descrive Londra, lo fa a pennello. Se si dimentica di scrivere di cose inutili, ha una scrittura molto poetica. Ti fa venire voglia di googolare i nomi dei luoghi di cui leggi, sempre che tu non li abbia visti con i tuoi occhi.

Un perenne sliding doors, in cui il lettore non riesce a simpatizzare con il protagonista. Questo libro vorrebbe essere un esempio di chick lit al maschile, ma tutto ciò che riesce ad essere è una storia sulla crisi della generazione di trentenni falliti che rimangono fermi nel presente, incapaci di muoversi, senza sapere che fare del loro futuro. In tutta onestà, mi chiedo come abbia fatto a meritarsi tre stelline e mezzo su Anobii.

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Recensione di
Trix
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2 commenti
  • Le case editrici sono abilissime a venderti, a volte, del fumo. Io, dopo un paio di grosse delusioni, ho imparato la lezione: aspetto l’edizione economica. Sempre. Anche quando sono piuttosto sicura del valore del libro. Ad esempio, è uscito recentemente il primo romanzo di Saramago (scrittore che adoro!), mai pubblicato in vita dell’autore. Sono in fibrillazione, ogni volta la tentazione è sempre più forte, ma l’edizione costosa non la compro! :D
    P.S. Bellissima stroncatura! :)

Recensione di Trix