La grande casa – Nicole Krauss

Ho comprato questo libro quando in libreria era ancora una novità e fino a qualche giorno fa, ha atteso paziente ora tra gli scaffali, ora sul comodino, ora impilato in una disordinatissima colonna di libri sulla scrivania.
Si sa, ogni libro ha il suo turno e la priorità di lettura non coincide per nulla con la data d’acquisto.

La grande casa (fortunatamente in originale è The Great House), è un libro molto complesso dal punto di vista della narrazione: diverse storie occupano diversi capitoli, storie che sembrano lontane dal toccarsi nel corso degli anni e nel flusso del destino e che invece scopriamo essere tutte unite da un piccolissimo nodo, una vecchia e imponente scrivania.

Siamo su uno sfondo storico molto ampio: si passa dalla Shoah saltando agli anni ’70 di Pinochet in Chile fino ai nostri giorni. Anche l’estensione geografica del racconto è molto elastica: Gerusalemme, Londra, New York, con continui rimandi alla Germania Hitleriana ci continuano a far rimbalzare da una storia all’altra, da un clima all’altro, da un paese all’altro.

Ammetto di essermi sentita pù volte disorientata e più volte nel corso della narrazione mi sono chiesta dove l’autrice volesse andare a parare, sperando che almeno nel capitolo finale, tutti i fili venissero tirati abbastanza da rendere lucida la trama della storia.
Purtroppo devo dire che non è stato così, la Krauss avrebbe potuto mettere più impegno nel finale del libro che sembra un po’ buttato lì rispetto alla complessita dell’intera composizione.

Impegno che tuttavia l’autrice ha messo nella caratterizzazione dei personaggi: vividi, pieni di luce e ombre, personaggi vere anzi persone vere, niente ci fa pensare che siano frutto dell’immaginazione della Krauss tanto sono ben descritti in tutta la loro completezza.
Mi trovo quindi d’accordo con molte altre voci del web che ritengono Nicole Krauss un abile scrittrice dei fatti umani, delle intimità più profonde di un essere umano, delle sue difficoltà e dei modi che ognuno di noi trova per venirne fuori.

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Recensione di
Sara D'Ellena

«La mia intenzione è raccontare una storia: in primo luogo perché la storia viene da me e vuol essere raccontata.» Philip Pullman.
Raccontare storie e costruire librerie (immaginarie ovvio!) è la mia passione e la mia unica missione.

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2 commenti
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