La donna che collezionava farfalle – Bernie McGill

Dopo tutti gli sproloqui che ho fatto sullo scandaloso prezzo dei libri in edizione rilegata, ancora ci casco, e ancora compro titoli all’abbordabilissimo prezzo di sedici euro e cinquanta, solo perché potrebbero avere del potenziale. Come ho scritto qualche post fa, se il libro vale, sei sicuro che lo comprerai, prezzo o non prezzo: se ci rimugini sopra, LASCIA PERDERE!

La donna che collezionava farfalle è un romanzo apparentemente basato su una vera tragedia avvenuta nell’Irlanda del Nord, intorno agli ultimi anni dell’800: Charlotte, l’ultima dei tanti figli della famiglia di Oranmore, rimane uccisa a causa della follia di sua madre Harriet, fissata con delle punizioni esemplari per inculcare il senso del dovere e l’educazione nei suoi figli. Harriet viene condannata a dodici mesi di prigionia, e trattata come la peggiore delle criminali, nonostante vigesse una legge differenziata per ricchi e poveri.
La storia si dipana tra due periodi temporali diversi, raccontata da due voci fin troppo parallele: Harriet nel suo diario racconta ciò che ha vissuto durante la detenzione e dopo l’omicidio involontario di sua figlia; Maddie invece, un tempo a servizio nel castello di Oranmore, racconta alla nipote di Harriet la verità sui fatti accaduti intorno a Charlotte.
Passato e presente si mescolano, correndo uno accanto all’altro, riportando alla luce piccoli dettagli tra le varie relazioni implicate in questa vicenda, che contribuiscono ad infittire il mistero, finché…

Già. Finché cosa? Finché si arriva alla fine, credendo ciecamente che quando una domestica racconta, in teoria dovrebbe spifferare tutta la verità e nient’altro che la verità sugli orribili segreti dei suoi padroni, no?
Invece Maddie si rende protagonista di una storia in cui non c’entra un fico secco, intromettendosi in un dolore privato così profondo da essere mascherato da un velo di agghiacciante freddezza sul volto di Harriet.
Il lettore, arrivando pian piano alla fine del libro, si aspetta che uno sconvolgente segreto venga svelato, che la verità sull’uccisione della piccola Charlotte emerga all’improvviso, dopo 200 pagine di nulla, e invece il nulla è ciò che si trova, anche per le restanti 20 pagine. Il segreto svelato c’è, e se è per quello, ce ne verranno svelati parecchi durante la narrazione. Ma sono tutti segreti minori, che in realtà hanno poco a che vedere con la morte di una povera bambina.

La scrittura è a tratti noiosa, e alcuni fatti sono davvero avvincenti, conditi come sono di tradizioni irlandesi; ma le parti noiose e storiche –c’è un gran parlare della politica del tempo, della situazione religiosa e della condizione sociale dei fittavoli di quel particolare terreno in Irlanda- le superano in gran numero, togliendo quel briciolo di gusto che si ha mentre si legge il libro di Bernie McGill.

Addendum: ancora una volta, il marketing della traduzione ha sbagliato mira. La donna che collezionava farfalle è sì la protagonista del romanzo, ma se il titolo originale è The butterfly cabinet ci sarà pur un motivo valido…

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Recensione di
Trix
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3 commenti
  • Perché i traduttori di titoli devono rovinarci il divertimento, spesso e volentieri? proprio non capisco.
    Date retta agli autori/editori, che magari ci hanno pensato su parecchio prima di dare al libro il titolo che gli spetta.
    bah!

  • I “traduttori di titoli” sono, di solito gli editor della casa editrice italiana che pubblica il libro. Capisco benissimo, da traduttrice, che le scelte possano non piacere ma fidatevi, ci pensano eccome a quale risulta più catchy e vendibile sul mercato ;)

Recensione di Trix