Un’altra Storia con la S maiuscola. Jonathan Coe mi ha conquistata col primo libro che ho letto, e continua a tenermi intrappolata tra le sue pagine, come una farfalla imbrigliata ad una ragnatela. Le sue descrizioni vivide e poetiche e i suoi personaggi così pieni, di cose, di vita, di problemi, di intrecci. Un autore fantasmagorico che io non riuscirei a descrivere nemmeno in un milione di anni.
Anni ’80. Inghilterra. Studenti universitari. Ognuno conosce l’altro, ognuno sbircia l’altro e ognuno intrattiene legami con l’altro. Legami che verranno svelati dodici anni dopo, o legami che saranno destinati a morire nel passato. Sarah, il nocciolo della storia. Studentessa che studia per diventare insegnante. Robert, che scrive una poesia su Sarah, e gliela lascia a pagina 173 del libro “La casa del sonno”, libro che Sarah e Veronica condividevano. Veronica, la rivale di Robert. Terry, esperto di cinema, ossessionato da un vecchio film perduto. Gregory, primo ragazzo di Sarah. Tutti loro vivono sotto lo stesso tetto, ad Ashdown, in una casa che è l’estensione del dormitorio del campus che si trova in città. E nella cucina a forma di L, tra i corridoi e dietro le porte chiuse, i loro rapporti nascono, si intrecciano, svaniscono. Dodici anni dopo, le loro vite continueranno a intrecciarsi in una sorta di perpetuo sliding-doors: nessuno di loro mai entrerà dalla porta al momento giusto per incrociare l’altro, ma continueranno tutti, comunque, ad essere legati per sempre.
Un romanzo amaro, triste, e senza scampo. Comincia col botto, non aspetta le canoniche prime pagine, o primi capitoli. Ingrana subito, con la sua prima frase ad effetto, anzi no, ancora prima: nella specie di prefazione che fa l’autore, in cui informa il lettore che i capitoli dispari sono ambientati negli anni 1983-84 e che quelli pari nel 1996.
305 pagine che sembrano infinite, e che promettono un gran bel periodo di lettura, ma che si divorano tranquillamente in una giornata e mezza. Pagine che hanno il potere di catturare il lettore e di non lasciarlo andar via, quale che sia l’impegno della giornata. Ti ritrovi lì, a temporeggiare per scoprire che ne sarà di tutte le frasi lasciate in sospeso, di tutti gli incontri mai avvenuti, e di tutti gli intrighi sotterranei, a costo di fare tardi a quell’appuntamento!
Che altro dire? Leggete Coe! Fatene uno slogan, suggeritelo agli amici, regalatelo a Natale! Anche se La casa del sonno è un gran bel romanzo, non eguaglia il mio primo amore, La pioggia prima che cada, ma è altrettanto vivido, intenso, pieno di colpi di scena, e con le stranezze che popolano la trama, non ti annoi nemmeno per un secondo.
mi hai convinta e mi hai buttata giù nello stesso tempo; dico, come fai ? è intenso e triste, questo romanzo ? ho voglia di qualcosa di intenso, ma non di qualcosa di triste . aiuto !
oddio, sì, intenso e triste! però non ti angoscia, è tristezza buona, che ti fa pensare: “se questi stanno così, io mi devo ritenere strafortunata!”
Puoi dirmi com’è questo romanzo rispetto a “La famiglia Winshaw”?
non l’ho ancora letta “la famiglia Winshaw”, è in lista d’attesa!
Coe è veramente così, triste e intenso. Per certi versi, aggiungerei, anche spietato. È difficile non riconoscere la verità di ciò che scrive, anche se alle realtà cupe bisogna anche reagire. “La casa del sonno” non l’ho letto, ma mi è piaciuto molto “L’amore non guasta”, e “La famiglia Winshaw”, a mio modestissimo parere, è un capolavoro! :)
io, per non sbagliare, li ho messi in lista tutti :D
Coe per me è stata la grande scoperta dell’anno!
Dopo una recensione così non si può non leggere questo libro! Aggiunto alla mia wish list!
è che sono innamorata di questo autore, quindi quando ne parlo sono mooolto trasportata :D
Concordo con la tua recensione. L’ho letto una decina di anni fa e ogni volta che lo sento nominare mi vengono i brividi per le emozioni che mi aveva lasciato.
Ho letto quasi tutto Coe e La casa del sonno rimane per me il migliore, seguito dalla Famiglia Winshaw. Da leggere anche la Banda dei brocchi.
Ho messo tutto in lista, ma penso che il prossimo sarà “L’amore non guasta”
Mi sa che devo dargli un’altra possibilità, perché “La famiglia Winshaw” non mi era piaciuto più di tanto. Ero, tuttavia, un lettore differente da quello attuale.
girovagando per il web ho letto pareri discordanti. Pare che Coe o si ami o si odi, ma in un primo momento anche io avevo snobbato la famiglia Winshaw. Ora però ho deciso di leggerlo comunque, non si sa mai! se c’è una cosa che Coe sa fare è sorprendere!
[…] Jonathan Coe con La casa del sonno, conquista un meritatissimo quarto posto, risultando comunque una delle recensioni con più […]