La banda dei brocchi – Jonathan Coe

“Serve a qualcosa scrivere delle storie? Me lo domando spesso. Mi domando se l’esperienza possa veramente essere distillata e ridotta a pochi momenti straordinari, forse sei o sette, che ci vengono concessi in una vita intera: e per di più ogni tentativo di scoprire un nesso tra di loro è futile. E mi domando se ci sono momenti nella vita che non soltanto varrebbe la pena di spendere mondi interi per acquistarli ma sono anche così pieni di emozione che si dilatano, diventano attimi senza tempo…”

Ho scoperto che questo romanzo aveva un seguito solamente quando sono arrivata all’ultima pagina, dove le note dell’autore mi avvisavano che un secondo romanzo The Closed Circle avrebbe fatto ripartire il racconto dalla fine degli anni ’90.
Avevo già conosciuto Jonathan Coe con La casa del sonno e devo dire che è un autore dalle mille personalità: mentre il primo romanzo che ho letto era concentrato su poche persone e su un lasso temporale abbastanza ridotto, ne La Banda dei brocchi, ammetto di aver avuto qualche difficoltà a ricordarmi chi era figlio di chi, chi fratello di chi, chi amante di chi, soprattutto quando riprendevo in mano il libro dopo qualche giorno.

Non è quindi uno di quei romanzi per i quali ti svegli la mattina con la voglia di scoprire cosa c’è nelle righe successive a quelle che ti hanno fatto fare le ore piccole la notte prima.
Decisamente no.

È un romanzo che si fa leggere pigramente perché è troppo colmo di cose: gli scioperi, l’IRA, gli anni ’70, le scuole private e soprattutto tanti personaggi di cui forse solamente Benjamin, il protagonista, è l’unico che riusciamo a ricordare più degli altri.
Sinceramente non ho idea se riprenderò la storia comprando l’altro libro anche se, le recensioni, promettono bene forse anche perché gli anni che fanno da background questa volta sono i nostri e i personaggi saranno tutti un po’ invecchiati e forse un po’ più completi.

Condividi
Recensione di
Sara D'Ellena

«La mia intenzione è raccontare una storia: in primo luogo perché la storia viene da me e vuol essere raccontata.» Philip Pullman.
Raccontare storie e costruire librerie (immaginarie ovvio!) è la mia passione e la mia unica missione.

Vedi tutte le recensioni
Lascia un commento

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.

3 commenti
  • Noooo, dissento, dissento! Questo è uno dei libri della mia adolescenza e lo ricordo ancora con grande affetto. Per me è uno dei migliori di Coe, che ultimamente non sembra più in grado di scrivere, i personaggi sono splendidi, amo tantissimo il fatto che si parli anche della società e poi Ben e Cicely! *_*

    bianca

  • @ Bianca, è sempre rassicurante sentire pareri diversi, altrimenti saremmo tutti uguali!
    Non so spiegarti bene perché non mi è piaciuto… diciamo che è troppo dispersivo… non mi è rimasto addosso ecco!

Recensione di Sara D'Ellena