Il segno – Sarah Lotz

Quattro disastri aerei, centinaia di vittime, migliaia di famiglie sconvolte dal dolore e tutto il mondo che guarda a quel giovedì 12 gennaio 2012. Quel giovedì che passerà alla storia come il Giovedì Nero.

Si, perché tutti e quattro gli aerei sono precipitati in zone diverse del mondo, ma quasi simultaneamente, nello stesso giorno, a distanza di pochissimi istanti l’uno dall’altro. Giappone, Africa del Sud, Europa e America: quattro nazioni devastate dal un disastro quasi surreale.

Il mondo guarda a questo avvenimento con un misto di shock e confusione: com’è possibile che quattro aerei di linea precipitino a seguito di guasti tecnici? Tutti e quattro nello stesso giorno? Può definirsi un caso?
Bisogna per forza cercare delle spiegazioni, anche incoerenti e contraddittorie, di fronte a questo mistero inspiegabile. Si, perché i disastri aerei non sono stati provocati da atti terroristici: nessuno dei movimenti antisociali rivendica il crollo degli aerei. Bisogna sin da subito arrendersi all’idea che non c’è alcun complotto, nessun attentato terroristico dietro la caduta dei quattro aerei.

La situazione è già scioccante così come si presenta: un disastro umano incomprensibile, uno dei peggiori avvenimenti che la storia dell’uomo contiene.
Ma c’è dell’altro a demolire il muro di certezze e di equilibrio che una mente semplice può arrivare a sopportare: nei quattro disastri aerei, ci sono dei sopravvissuti.

Tre bambini. Usciti dalle macerie con poco più di qualche graffio.81Q45tk02mL__SL1500_

Nessuno sa spiegarsi come sia stato possibile ritrovare vivi quei bambini. La ragione si scontra violentemente contro una realtà difficile anche solo da immaginare. Gli esperti affermano che non c’era nessuna, nessunissima possibilità di reperire dei sopravvissuti: gli schianti sono stati troppo violenti e, del resto, moltissimi tra i cadaveri delle vittime non sono mai stati ritrovati se non in condizioni pessime.

Ma allora come fanno questi tre bambini a essere ancora vivi?

La cronaca accurata della giornalista Elspeth Martins riporta tutti gli avvenimenti successivi al disastro del Giovedì Nero. Interviste e racconti di familiari, amici, polizia e soccorsi, confessioni e sfoghi di chi ha perso i propri parenti e di chi invece ha potuto riabbracciare uno dei sopravvissuti.

La cronaca di Elspeth, divenuta un libro, riporta tutti i tragici avvenimenti che hanno preso vita dopo quel Giovedì Nero. La situazione precipita vertiginosamente, con una fretta quasi improponibile, quando iniziando a paventarsi le prime teorie fantasiose che prenderanno talmente tanta vita da coinvolgere gran parte della popolazione mondiale in una pericolosissima isteria di massa.

C’è chi è ormai convinto che l’Apocalisse è vicina, e che quei quattro incidenti non possono che essere segni e prove che i quattro cavalieri dell’Apocalisse sono giunti sulla Terra per devastare gli infedeli e portare nel regno dei cieli i giusti.

C’è chi invece è convinto che il Giovedì Nero dimostri che gli alieni hanno sferrato il primo, devastante attacco alla Terra, e che ormai siamo vicinissimi a subire l’aggressione definitiva e finale.

Insomma, da quel Giovedì Nero nessuno si sente più al sicuro, ogni certezza è crollata e il mondo corre a una velocità paradossale e pericolosissima, dettata dal panico diffuso e dalla paura scaturita dall’impossibilità di spiegare l’evento.

E sono proprio i Tre, come vengono chiamati i piccoli sopravvissuti, che attirano l’attenzione e la curiosità morbosa di tutto il mondo. Su di loro si concentrano tutti, cercando di capire come abbiano fatto a sopravvivere a una tragedia così mortale.

Cosa nascondono i Tre? Sono davvero alieni o cavalieri dell’Apocalisse, come i movimenti tengono a precisare? Come hanno fatto a rimanere vivi e intatti quando gli aerei si sono abbattuti al suolo?

Il segno è un romanzo avvincente e coinvolgente: la descrizione dei disastri è talmente intensa che ci si sente parte di quel dolore. Cavalcando le emozioni che solo l’11 settembre 2001 ha saputo generare nelle nostre menti, l’autrice di questo libro ha saputo trasmettere con assoluta perfezione l’angoscia e il dramma dei disastri aerei, da lei descritti, come se fossero accaduti nella realtà.

Il segno è un romanzo appassionante, scritto in una forma particolare e scorrevole, che sa adattarsi ai diversi personaggi e le differenti voci che raccontano questa storia.

Oltre a possedere perfettamente tutte le caratteristiche del buon thriller, Il segno conserva una dote particolarissima: crea una situazione paradossale che, paradossalmente, trascina strascichi drammatici e impone serie riflessioni su quanto il mondo sia preparato a gestire situazioni così inspiegabili.

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Recensione di
Federica Bruno

Lettrice affiatata, non riesco a smettere di scrivere, scrivere, scrivere. Amo i libri gialli, l'ironia e la parmigiana di melanzane.

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