Il mondo come io lo vedo – Albert Einstein

"Fino al XVII secolo i sapienti e gli artisti di tutta Europa erano strettamente uniti dal legame di un comune ideale e la cooperazione fra loro era scarsamente ostacolata dagli eventi politici. Tale unità veniva ulteriormente rafforzata dall'uso generale della lingua latina. Oggi consideriamo quello stato delle cose come un paradiso perduto."

Chi sia Albert Einstein mi piace supporre sia cosa nota, se questo non fosse noto il primo signore anziano che vedete in foto con i capelli arruffati e la lingua elegantemente in pernacchia ecco, è lui, l'ideatore della teoria della Teoria della Relatività e premio Nobel per la Fisica.  In questo libro, una raccolta di lettere, articoli e pensieri sparsi, ma non a caso, si ha la possibilità di conoscerlo, anche se probabilmente solo marginalmente, come uomo e come pensatore. La raccolta è divisa in quattro parti "Il mondo come io lo vedo", "Politica e pacifismo", "Germania 1933" e "Gli ebrei". Di queste, volendo creare un'ordine di attualità, le prime due sono quelle che trattano di temi più generali che, considerando la natura umana e il corso degli eventi, resteranno argomento di discussione per molto. Per questo motivo, voglio soffermarmi, in primo luogo, sulle ultime due. In Germania 1933 sono riportate una serie di lettere tra Einstein e l'accademia Prussiana delle Scienze che ci ricordano qual'è il rischio di vedere le istituzioni culturali soccombere al potere politico. In Gli ebrei si parla di sionismo, della ricostruzione della Palestina e dello stato di Israele e il Fisico ci racconta che "L'obiettivo a cui mirano i capi del sionismo non è politico, bensì sociale e culturale. La comunità in Palestina deve avvicinarsi all'idea sociale dei nostri antenati come è scritto nella Bibbia, e al contempo diventare un luogo di vita intellettuale moderna, un centro spirituale per gli ebrei di tutto il mondo", tacciare ora Einstein di essere uno sprovveduto o un illuso sarebbe ingeneroso e oltremodo facile. Criticare chi ha provato a vedere il futuro e a impegnarsi nella sua costruzione sapendo già come si è evoluta la questione non è mai l'atteggiamento adatto. Certamente si può testimoniare la ferrea volontà di plasmare un futuro migliore e pervaso dalla pace in cui gli Ebrei e tutti gli altri esseri umani potessero vivere e non sopravvivere. Con questo ponte ci si può avvicinare alla seconda parte, Politica e pacifismo, in cui alcune idee radicali, come il disarmo e l'equa redistribuzione del lavoro per passare oltre il capitalismo, sono ancora attuali e, purtroppo, non raggiunte. Da queste pagine si riceve l'impressione più forte della personalità di Einstein, della sua vocazione politica e della forza dirompente delle sue idee, parlare di disarmo alla fine della seconda guerra mondiale, con l'eco di Hiroshima e Nagasaki nelle orecchie, con il senso di colpa di aver partecipato, almeno in parte, al programma nucleare. Il coraggio di liberare il proprio pensiero dai lacci e di orientarlo verso il futuro, per plasmarlo e metterlo in atto. Per quanto riguarda l'ultima parte, cioè la prima, qui conosciamo il filosofo nascosto nel fisico, che a partire dalla libertà del suo pensiero e dall'attitudine alla razionalità esercitata nello studio della natura, indaga sull'uomo a tutto tondo, si domanda del bene e del male, osserva la contemporaneità e si tiene aggiornato sullo sviluppo della cultura. Scrive a Freud, interloquisce con Shaw e commemora la memoria di scienziati come Lorentz, parla di divulgazione scientifica e di passione per la scoperta delle leggi del mondo. Questa piccola, anche se solo nel formato, opera ci restituisce l'uomo e il pensatore che si nasconde dietro energia uguale a massa a riposo per velocità al quadrato, mostrandoci che quella dicotomia tra pensiero "umanistico" e "scientifico" esiste solo nella mente di chi non riesce ad afferrare l'unità della mente umana e delle sue passioni.

In conclusione, chiedendo perdono della lungaggine, voglio spendere due parole sull'edizione, che, come si vede dalla copertina, è quella pubblicata con il Corriere della Sera al modico prezzo di 1 €. Plauso per la scelta di pubblicare i classici del pensiero libero e per la decisione di mantenere il prezzo basso, però … il volume poteva essere curato con più attenzione. In più di un punto ci sono parole tradotte due volte, come se ci fosse un'incertezza del traduttore che si appunta due possibili traduzioni, riservandosi poi di scegliere quella più adatta, e se ne dimentica. La punteggiatura qua e la si prende il privilegio di sparire, insomma errori grossolani che si poteva evitare facilmente. Finite anche le lamentale, non mi resta che augurarvi buona lettura!

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Recensione di
Cirdan
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4 commenti
  • Spezzo due lance: una per il mitico Albert, che in alcuni scritti dice a chiare lettere di non condividere l'idea di uno stato ebraico (del resto, quando all'immigrazione americana gli diedero da compilare il modulo anagrafico, nel campo "razza" scrisse "umana"). Dello stato ebraico neonato, poi, rifiutò la presidenza onoraria, con gran sollievo di chi tra mille tremori gliel'aveva offerta per obbligo di convenzione, più che per reale convinzione. Comunque da non dimenticare, ahimè, la nota lettera in cui chiese al presidente Roosvelt di imboccare con decisione la strada della bomba, per anticipare la Germania. Ma si può davvero giudicare oggi, con il senno di poi, chi visse quegli anni, sotto quella minaccia?
    La seconda lancia è per gli editor, che sarebbero quegli uomini e quelle donne il cui nome non appare mai su nessuna copertina e che però sono fondamentali affinché sia possibile leggere buoni libri: senza refusi, con la punteggiatura al posto giusto, con i periodi e i paragrafi né troppo corti né troppo lunghi, i capoversi scritti sempre nello stesso modo, ecc.
    E' un mestiere oscuro e sempre più bistrattato, perché tutti pensano che chiunque possa farlo, con un po' di attenzione e buona volontà. Per cui: risparmiamo questi soldi, basta un ragazzotto. I risultati sono quelli che denuncia in questa recensione il nostro amico Carpentiere. Almeno questo era un libro che costava poco: trovare gli stessi obbrobri in edizioni Mondadori o Einaudi profumatamente pagate fa girare le scatole molto di più, ve lo assicuro. Lancio un appello affinché tutti noi cominciamo a far caso a queste truffe, e spediamo mail di vibrate proteste alle redazioni incriminate minacciando di non comprare più neanche un opuscolo da quell'editore. E attuando la minaccia.
    Scusate la prolissità, ma io ad essere breve proprio non ci riesco. E mi sforzo, credetemi!

  • @capellidargento: in effetti non volevo giudicare il caro vecchio Albert, perché in un periodo di grandi contraddizioni e grandi speranza non è facile ed è quasi impossibile fare esattamente la scelta perfetta. Certo è che era in buona fede e che credeva in quello che diceva e questo è molto.

    Quella degli editor è l'eterna piaga del risparmio culturale … basta il correttore automatico secondo loro. Altre edizioni che in genere sono flagellate sono le Newton&Compton e tutte le case editrici quando fanno qualcosa "per ragazzi", in quelle si condensa tutto il dilettantismo che si può trovare, fanno sparire pure i correttori di bozze …

  • @c1rdan: la domanda (retorica) in merito al giudizio da dare sul comportamento del grande Albert non era per te ma per me stesso, per ricordarmi di non dare giudizi affrettati su situazioni la cui gravità, per fortuna, per noi è assolutamente impensabile.

    Riguardo al mestiere di editor, rilancio l'appello: stronchiamo senza pietà in rete, al pub con gli amici, dovunque ci capiti, le case editrici che fanno di queste carognate. Appena ho un po' di tempo, mi riprometto di compilare una lista di tutti i libri da evitare di cui mi ricordo e di farne una megastroncatura di massa.

Recensione di Cirdan