Il linguaggio segreto dei fiori – Vanessa Diffenbaugh

Se era vero che i muschi non hanno radici e l’amore materno può nascere spontaneo, apparentenente dal nulla, allora forse avevo sbagliato a ritenermi incapace di crescere mia figlia. Forse anche chi aveva vissuto isolato e senza affetti poteva imparare ad amare profondamente al pari di chiunque altro.
 

È inutile che stia qui a parlarvi dell’aridità delle nuove uscite in libreria. Ho provato diverse volte a comprare l’ultimo libro di Tizio, l’esordio di Caio, il bestseller di Sempronio ma quello che ho ricevuto in cambio della mia fiducia è stata solo delusione.

Il linguaggio segreto dei fiori di Vanessa Diffenbaugh è stata una vera sorpresa.
Non l’avrei mai comprato se non avessi letto alcuni passi che la rivista Il Libraio aveva messo a disposizione e se non fossi stata incredibilmente affascinata dall’idea di base del romanzo: il linguaggio dei fiori.

Lo sapevate che i girasoli sono simbolo di false ricchezze? Che i cactus significano invece amore appassionato? E che la lavanda è simbolo di diffidenza?
L’autrice è riuscita ad insegnarmi una moltitudine di cose sui fiori (e ammetto di aver usato google per capire di quali fiori stavamo parlando, tanta è la mia ignoranza in materia!) inserendole in una storia bellissima: Victoria è un’orfana che passa di famiglia in famiglia e di comunità in comunità prima di trovare Elisabeth.

Sarà proprio questa donna ad insegnarle tutto sui fiori e sui loro significati e sarà sempre questa donna il cardine sul quale la storia girerà non senza problemi.
Victoria non ama la gente, tanto da aver eletto il cardo (misantropia) come suo fiore rappresentativo, tantomeno il contatto fisico ma… cosa ne sarà di lei una volta maggiorenne e fuori dalla tutela dello stato?

Una storia dolce, commovente e profumata. Una storia dove i fiori parlano e realizzano, pungono e ammaliano, convivendo con i protagonisti eccezionali di questa storia.
Leggetelo. Per una volta il successo di questa esordiente è davvero meritato.

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Recensione di
Sara D'Ellena

«La mia intenzione è raccontare una storia: in primo luogo perché la storia viene da me e vuol essere raccontata.» Philip Pullman.
Raccontare storie e costruire librerie (immaginarie ovvio!) è la mia passione e la mia unica missione.

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3 commenti
  • Io onestamente l’ho trovato talmente inverosimile da essere complessivamente poco credibile. Il buonismo di cui è pregno è stucchevole. Forse perchè madre, trovo davvero inaccettabile che una donna possa abbandonare la propria creatura. Certo, a tutte sfiora più o meno l’idea di non essere all’altezza, ci sono sempre i momenti di frustrazione e disperazione, ma è nostro preciso dovere, nel momento in cui accettiamo l’enorme responsabilità della vita, essere più forti. E se davvero non ce la si fa.. è giusto pagare.
    La protagonista invece lascia tutto e tutti e quando si sente pronta torna indietro e li trova esattamente dove li aveva lasciati, pronti a riabbracciarla?
    Eh, no, mi spiace. Non è proprio così che dovrebbe andare.

Recensione di Sara D'Ellena