Il fuoco nel mare – Leonardo Sciascia

E con questa recensione di un’opera postuma dello scrittore sono giunta alla fine del mio percorso su Leonardo Sciascia.

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Nel 2010 il filologo romanzo e studioso di autori siciliani Paolo Squillacioti ha pubblicato una raccolta di prose di Leonardo Sciascia (Racalmuto, 1921 – Palermo, 1989) risalenti al periodo 1947-1975. Al progetto lavorava probabilmente già lo stesso Sciascia, a cui la morte impedì di portare a termine la scelta dei testi e la loro pubblicazione in volume. A questa ricca e interessantissima antologia di “racconti dispersi” è stato dato il titolo di una delle narrazioni in essa contenute, Il fuoco nel mare.

Le prose raccolte sono 25, di cui due edite per la prima volta in questa occasione e collocate in appendice per distinguerle dalle altre. Di ogni testo è indicato l’anno della prima pubblicazione (o di composizione, per gli inediti) e le brevi note bibliografico-filologiche alla fine del volume informano sulle vicende di scrittura e di pubblicazione, sulle principali varianti d’autore e sugli interventi dell’editore Squillacioti (estremamente circoscritti, ma comunque spesso superflui poiché correggono usi di scrittura tipici degli anni di composizione). Nel volume sono compresi non solo testi narrativi ma anche prose che appartengono ad altre tipologie (come osserva giustamente l’editore, del resto, gli scritti di Sciascia sfuggono spesso alle classificazioni rigide), alcune delle quali concepite per il giovane pubblico degli studenti (Il bracciante sulla luna, La paga del sabato, Il silenzio, Il fuoco nel mare). Il lettore si trova dunque di fronte ad una miscellanea di testi diversi, tutti però accomunati dalla passione dello scrittore, che con gli anni si fa sempre più amara e disincantata, e dalla sua scrittura, ora seria ora ironica e perfino sarcastica, in ogni caso limpida e piacevole.

Come sempre negli scritti di Sciascia prevale l’ambientazione siciliana, dall’epoca di Federico II (a cui si collega la celebre leggenda di Cola Pesce di Il fuoco nel mare) a quella risorgimentale (Il silenzio) e a quella fascista (L’ammonizione), fino ad arrivare agli anni contemporanei all’autore. Alcuni testi rivelano un gusto pirandelliano (Paese con figure, La laurea); almeno uno unisce all’eco di Pirandello quella di Verga (Il lascito). Il quadro complessivo della Sicilia e dell’Italia che emerge dalle prose di Il fuoco nel mare è senz’altro negativo, pessimistico: pregiudizi e violenza (Una commedia siciliana), trasformismo (Arrivano i nostri), corruzione (La frode), povertà e ingiustizie sociali (La paga del sabato). Tuttavia la passione e l’orgoglio siciliano dell’autore sembrano non volersi arrendere, sebbene l’analisi razionale lasci ben poco spazio alla speranza. Proprio nella sua Sicilia martoriata dalla mafia, medievale e corrotta, Sciascia riscopre i germi di una civiltà e di una moralità profonde: quella dei Siciliani che appoggiarono Garibaldi contro i Borboni, convertendo positivamente l’uso antico dell’omertà (Il silenzio); quella dei Siciliani che si ribellarono ai Tedeschi e accolsero con gioia i liberatori americani nel 1943, dimostrando che, contrariamente a quel che credeva Mussolini, la Sicilia non era fascista fino alle ossa (I tedeschi in Sicilia).

Il fuoco nel mare contiene nella maggior parte dei casi testi di notevole valore, presentandosi decisamente migliore rispetto alla raccolta pubblicata da Sciascia nel 1973 col titolo Il mare colore del vino. Si apprezza, qui più che lì, la capacità dello scrittore di fotografare la realtà siciliana e italiana con spietata lucidità e, al tempo stesso, con limpida, suggestiva, originale poesia.

«Ma è doveroso, almeno per me, ricordare, in questo 1965 in cui si celebra la vittoria della Resistenza, che la prima strage tedesca in territorio italiano, così come la prima insurrezione armata contro l’esercito nazista, si sono avute in questa parte dell’Italia (cioè in Sicilia), e mentre ancora i tedeschi erano alleati»

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Recensione di
D. S.

Sono una lettrice vorace, una cinefila entusiasta e un'insegnante appassionata del suo lavoro; e non so concepire le tre cose disgiunte l'una dall'altra.

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