Il figlio del dio del tuono – Arto Paasilinna

Quest’anno in parte il caso in parte la volontà mi hanno messa in contatto ripetutamente con la letteratura nordica, da me precedentemente pressoché ignorata. Una piacevole scoperta, in questo ricco e variegato panorama, è stato certamente il romanzo Il figlio del dio del tuono (Ukkosenjumalan poika, 1984) dello scrittore finlandese Arto Paasilinna (Kittilä, 1942).

Rutja, il più bello e il più giovane degli dei finnici, è figlio della divinità suprema, il dio del tuono Ukko Ylijumala. Come novello Gesù, Rutja scende sulla Terra per riportare i Finlandesi degenerati all’antica fede pagana ormai dimenticata. Per non destare sconcerto e terrore, scambia il proprio corpo possente e divino con quello anonimo di un agricoltore e antiquario di nome Sampsa Ronkainen (che già crede nella religione degli avi) e con l’aiuto di primi discepoli si impegna a diffondere il paganesimo tradizionale.20150305153546_74_coverweb

L’autore immagina che la vicenda si svolga nella Finlandia a lui contemporanea, prevalentemente luterana sulla carta, ma in realtà caratterizzata da scetticismo, disinteresse per le faccende religiose e ateismo. Tuttavia in pochi mesi, complici prodigi e miracoli, Rutja ottiene grandi successi. La storia, certamente originale, è narrata con leggerezza e più volte fa sorridere il lettore che vede il giovane dio scoprire i piaceri umani, imparare a guidare l’automobile e curare i matti con i fulmini; il sorriso accompagna anche, seppure amaro, la rappresentazione della superficialità e dell’egoismo degli uomini e delle donne finlandesi; la satira, infine, non risparmia il cristianesimo.

L’attenzione del narratore si sofferma in particolare sui luoghi, descritti con grande precisione e efficacia, mentre i personaggi, fatta eccezione per quelli di Rutja e di Sampsa, restano appena abbozzati, “tipi” più che “individui”, perfetti però nell’incarnare l’umanità degenere (la diffusione della follia di cui si parla nel romanzo assume, in questo senso, un valore simbolico) che preoccupa gli dei. Il libro apre inoltre un’interessantissima finestra sulla mitologia tradizionale finnica: essa viene illustrata dettagliatamente nella Premessa, e questo permette poi di seguire agevolmente la vicenda narrata nei ventisei capitoli che seguono.

Ma il romanzo propone soprattutto una visione critica della Finlandia degli anni ’80, in cui Paasilinna avvertiva evidentemente l’esigenza di un rinnovamento morale che reagisse al consumismo e all’individualismo dilaganti (i sei comandamenti enunciati da Rutja sono emblematici): un tema scottante trattato con grazia e umorismo, ma non per questo con superficialità.

Gli anni ’80, in effetti, sono stati non solo in Finlandia un periodo di benessere, di disimpegno, di rilassatezza dei costumi; sicché la riflessione proposta da Paasilinna non resta circoscritta al suo Paese. Oggi che il tempo della prosperità economica è finito, resta però, ancora attualissimo, il problema della crisi dei valori morali. In questa contingenza gli intellettuali per primi dovrebbero sentirsi chiamati a proporre interpretazioni e alternative: per questo motivo sono curiosa di leggere anche qualche opera più recente di Paasilinna.

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Recensione di
D. S.

Sono una lettrice vorace, una cinefila entusiasta e un'insegnante appassionata del suo lavoro; e non so concepire le tre cose disgiunte l'una dall'altra.

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