Il dolore è una cosa con le piume – Max Porter

Il dolore è una cosa con le piume, edito da Guanda, conta appena 124 pagine ma il contenuto è così diverso, così nuovo e così abilmente scritto che la lunghezza del racconto è precisa come un taglio sartoriale. Non avrei voluto leggere una parola in meno né una in più.

Provare a descrivere di cosa parla il libro è un po’ più difficile.
La cornice della narrazione, o sarebbe meglio dire la struttura portante del racconto, è l’elaborazione della morte precoce di una donna che lascia un uomo vedovo e due bambini orfani.

Ecco, a raccontarlo così, intingo le mie parole in una banalità della quale questo romanzo è totalmente privo: il libro di Max Porter è lontano da qualsiasi lettura (sul tema del lutto e non) che abbia mai affrontato.
Alle pagine dedicate alle due tipologie di umani con i rispettivi punti di narrazione – padre e figli – si intervalla un terzo punto di vista che sarebbe meglio definire un’inquietante flusso di coscienza gracchiante. Gracchiante sì, perché il soggetto in questione è un enorme corvo:

C’era un odore forte di putrefazione, la puzza dolciastra di pelo che hanno gli alimenti appena scaduti, e di muschio, cuio e lievito.
[…] Un unico, lucente occhio nero inchiostro e grande come la mia faccia si apriva e chiudeva lentamente in un’orbita di cuio grinzoso, sporgendo da un testicolo grande come un pallone da calcio.

Basta questo breve estratto per dare atto della particolarità della scrittura (e dell’altrettanta abilità della traduttrice italiana) di Max Porter, ex studente di storia dell’arte, ex commesso di libreria, poi editor e adesso scrittore.

Il dolore, incarnatosi nella sua rappresentazione più animalesca e piumata, accompagna i protagonisti ora come ironico spettatore, ora come improbabile bambinaia, commentando i vari tentativi di reagire alla morte e di tornare alla vita di ogni giorno, fino al momento in cui Corvo ha finalmente licenza di partire e di abbandonare la triste famiglia.

Ogni tanto, concedetevi una lettura diversa dai vostri canoni: lasciate che nuovi stili, nuove formazioni di parole solletichino la vostra immaginazione e immergetevi in una diversa qualità di raccontare.

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Recensione di
Sara D'Ellena

«La mia intenzione è raccontare una storia: in primo luogo perché la storia viene da me e vuol essere raccontata.» Philip Pullman.
Raccontare storie e costruire librerie (immaginarie ovvio!) è la mia passione e la mia unica missione.

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