Il Cappotto – Nikolaj V. Gogol

"Così, in un dipartimento prestava servizio un impiegato: non si può dire che fosse un impiegato molto ragguardevole: di statura era piccolino, era un po' butterato, un po' rossiccio, persino (a vederlo) un po' miope, con una piccola calvizie sulla fronte, con rughe sulle due guance e con quel colore del volto che si chiama emorroidale … Che farci!"

Quello con Gogol è stato quasi un innamoramento cominciato con "Le Anime Morte" e proseguito con "Le Veglie alla Fattoria di Dikanka" che ha  finalmente avuto l'occasione di incontrarsi col Cappotto, proprio quello da cui, secondo Fëdor Dostoevskij, "Siamo tutti usciti". Anche questa volta, è stato un piacere accompagnarsi alla penna e al genio di Gogol: farsi guidare per le strade di Pietroburgo, dentro gli uffici dei dipartimenti, nelle piazze vuote sferzate dal vento e dalla neve.

La grande particolarità di questa esperienza, di questo viaggio, è il mezzo. Sulle spalle di una mosca, di un'esistenza effimera, meccanica: un automa che si lascia trasportare nel fluire della vita come una foglia abbandonata al vento. Si potrebbe quasi affiancare il protagonista, Akakij Akakievic, alla figura letteraria dell'inetto, ma questo, probabilmente, per lui sarebbe già un salto di qualità. L'inetto, sebbene tale, esiste, è; Akakij non esiste, è solo un'increspatura. Molta della capacità narrativa di Gogol sta nel riuscire a trasmettere l'immagine di questo personaggio senza farlo sembrare fittizio, l'uso di un narratore esterno che ne segue il vagare senza meta, che ne descrive le bizzarrie, il suo essere costantemente fuori posto, una storia intessuta in modo da concatenare gli eventi in modo che risultino necessari, incastrati in una logica ferrea dalla quale non c'è scampo. La comparsa del "Cappotto" a ricordargli per un momento che è umano, che esiste, la sua incapacità di gestire questa sua umanità e da questa sua incapacità il naufragio finale.

Rispetto agli altri due libri citati all'inizio, questo è probabilmente il migliore con cui iniziare a conoscere ed apprezzare Gogol, pur essendo molto breve, raccoglie in sé molti dei tratti salienti dello stile e del suo modo di vedere il mondo.

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Recensione di
Cirdan
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4 commenti
  • Il naso mi manca … sto pensando di procurarmi a breve tutti i racconti di Pietroburgo, fino ad ora non mi ha mai deluso, quindi penso che continuerò ad esplorare le sue carte =)

  • Io avevo trovato "Il naso" e "Il cappotto" in un'edizione "cento pagine mille lire", se non hai più di 35 anni come me non puoi nemmeno sapere di cosa sto parlando… roba da paleolitico ormai… ahahahahahaha "Il naso" mi è piaciuto molto, surreale e meno triste rispetto a "Il cappotto". Purtroppo durante il trasloco ho dovuto dar via moltissimi libri compreso questo perchè non entravano nella casa nuova (più piccola e più affollata visto che nel frattempo erano nati due pargoli)… adesso che con l'e book ho risolto i problemi di spazio  mi faccio un giro sul sito della Feltrinelli e vedo se trovo qualcosa di Gogol :)

  • Ahah ti stupirò, le edizioni cento pagine mille lire ne ho un paio trovate in qualche bancarella di libri usati … non ho l'eta per averli acquistati al momento "giusto", ma di ritorno ho fatto in tempo ad incrociarli … Quello dello spazio è veramente un brutto problema, ma gli e-book riesco ad usarli solo per "cose tecniche", sono ancora troppo legato all'oggetto libro =)

Recensione di Cirdan