Il baule dei ricordi di carta #5 – Kamillo Kromo, Altan

Lo confesso: ho da poco acquistato nuovamente una copia di Kamillo Kromo, perché la mia era finita chissà dove. L’ho comprato online e  ho fatto arrivare il pacco direttamente in ufficio, per essere sicura di averlo quanto prima – dopo che in diverse librerie mi avevano detto che era ormai fuori catalogo. Perché tutto questo darsi da fare? Semplicemente, il motivo è che considero Kamillo Kromo una piccola opera d’arte, in cui il grandioso talento artistico di Altan è al suo massimo.
 
Ho sempre adorato lo stile grafico di Altan, i suoi personaggi sospesi tra la caricatura e il grottesco mi facevano impazzire da piccola come ora – non dimentichiamoci che fu lui a illustrare molte edizioni delle Favole di Gianni Rodari per la Einaudi, ed è il papà della mitica cagnolina Pimpa! – e trovo che, a discapito del suo disegnare personaggi molto adulti, discinti e provocatori nelle vignette politiche, sia abilissimo anche nell’illustrare libri per bambini. Quando sfoglio un libro con le sue illustrazioni, così colorate, piene, lineari e allo stesso tempo così particolari, mi viene subito addosso una grande allegria, e non so nemmeno spiegare il perché.
 
La storia è breve, semplice e accattivante: all’epoca dei dinosauri, i camaleonti vivono un periodo difficile poiché, a causa del loro colore rosso, sono vittime visibilissime per tutti i predatori. Decidono così, dopo alcuni esperimenti infruttuosi, di allenarsi a cambiare colore, adattandolo all’ambiente in cui si trovano. Korrado e Konchita, i primi camaleonti a riuscire nell’impresa, trasmettono questa qualità ai loro numerosi figli: si inaugura così un’epoca di sicurezza e tranquillità per tutti i camaleonti. Solo il più piccolo, Kamillo, nasce con una particolarità unica: non riesce a cambiare colore, ma in compenso lo fa mutare alle cose che ha attorno. Viene deriso da molti per questo, preso di mira dall’arcigno professore, ma alla fine della storia sarà proprio questa sua abilità a portare tutti verso un lieto fine.
 
Altan non rinuncia a una piccola bagarre politica nemmeno in Kamillo Kromo: se ci si fa caso, tutti i nomi dei camaleonti invece che con la lettera C cominciano con la K, da sempre simbolo del concetto di anarchia, i camaleonti sono di un inequivocabile colore rosso non a caso e gli uccellacci, principali predatori della specie, sono per forza di cose neri. Il finale, con un uccellaccio nero che diventa improvvisamente rosa shocking grazie al dono di Kamillo – e, nel realismo magico di cui i libri per l’infanzia sono intrisi, basta questo mutamento esterno per trasformare le sue intenzioni da bellicose a innocue – è una deliziosa presa in giro di chi, in politica come nella vita, ha fatto del colore nero e della rigidità la sua fede.
 
Dunque, l’intera storia è un tributo a chi riesce a sovvertire l’ordine costituito: il piccolo Kamillo è l’unico camaleonte che invece di mutare il proprio aspetto, fa cambiare colore a ciò che gli sta attorno. L’esempio di chi sa cambiare e mescolare i colori e la vita senza paura, rimanendo però fedele a se stesso, infischiandosene di ciò che sarebbe giusto e opportuno fare secondo le regole.
Presa con le dovute precauzioni, diventa una lezione utilissima per i bambini, e anche per tanti adulti, ormai arresi unicamente alle sfumature di un banale grigio. 

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Recensione di
MaddalenaErre
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