Il baule dei ricordi di carta #13 – Il libro dei babau, Francesca Lazzarato e Nicoletta Costa

Chiedo venia se questo articolo del Baule giunge con qualche giorno di ritardo, ma si tratta di un periodo di super lavoro in ufficio (lo so, di questi tempi c’è solo da dire: e meno male!) e la sera sono così stanca che le palpebre mi si abbassano da sole come due saracinesche automatiche.

Siamo alfin giunti al tredicesimo appuntamento – di già?! – e, piacevole coincidenza, il libro di cui voglio parlare questa volta va a braccetto con il numero tredici, o quantomeno con i significati che in diverse parti del mondo gli vengono associato. Paura, superstizione, leggenda e magia.

Si tratta de Il libro dei babau, un volume meraviglioso scritto da Francesca Lazzarato (una delle mie favoritissime per l’infanzia, di cui ho già parlato in questa sede) e illustrato da Nicoletta Costa, della quale io ero una fan a livelli quasi fanatici. Basti dire che a malapena sapevo impugnare una matita, ma volevo a tutti i costi provare a disegnare come lei. Il suo tratto è inconfondibile, di una semplicità assoluta ma allo stesso tempo estremamente accattivante e incisivo, l’uso dei colori e delle decorazioni è personalissimo e mai banale: perfetto per illustrare libri particolari come quelli della Lazzarato.

Io amavo Il libro dei babau, tanto da portarlo con me a dormire a mo’ di orsacchiotto un paio di volte – non sto scherzando! – tanto non sopportavo l’idea di dovermene separare. Ho sempre avuto un rapporto molto viscerale e fisico con i libri, ma con questo più di tutti.

Il libro presenta la descrizione e la raffigurazione dei principali babau – o spauracchi! – della tradizione popolare italiana: quei mostri leggendari, usati dalle nonne di un tempo per convincere a mangiar minestre o ad andare a letto a un orario ragionevole.

L’autrice è riuscita a scovarne di ogni tipo: si va dalla Capra Ferrata, un babau toscano che è praticamente un cyborg dalle fattezze caprine e piuttosto nervosetto, alla Cattivora, che vive nelle acque dei laghi alpini. Non mancano i grandi classici, come il Gatto Mammone e il Lupo Cattivo (tutti rigorosamente con la maiuscola perché ehi, i babau sono dei personaggi di prim’ordine…e poi è sempre meglio non farli innervosire, no?) e anche spauracchi meno conosciuti ma molto suggestivi, come la mia preferita Maria Mangrofa, un babau-strega sardo con lunghi capelli aggrovigliati e un uncino arrugginito al posto della mano destra. E poi la Trud, Mammadraga e Patridragu, l’Omino di Bronzo…varrebbe davvero la pena di elencarli tutti.

Ogni babau viene descritto, raffigurato nelle sue fattezze e diverse versioni, accompagnato da storie popolari che ne narrano le prodezze…è davvero un volume ricchissimo e “fantastico”, nel senso che è colmo di creature della fantasia e credenza popolare, storie e tradizioni meravigliose e suggestive, rimedi casalinghi che servono anche a scacciare la paura del domani.

Non è possibile temere questi babau: sembra piuttosto di incontrare di nuovo dei vecchi amici, che sono rimasti nascosti per qualche tempo in un angolo buio, in una soffitta polverosa o nelle radure dei boschi prima di passare di nuovo a salutarci. E, di spavento in spavento, si diventa grandi insieme e la paura passa.

Un libro da recuperare a ogni costo e da leggere ai vostri bambini, se ne avete, come originalissime storie della buonanotte.

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Recensione di
MaddalenaErre
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4 commenti
  • è vero, mi piacciono da impazzire :) fare l’etnologa e l’antropologa era uno dei miei mestieri dei sogni quando ero piccola, trovo estremamente affascinanti le tradizioni popolari

    (poi ho dato un esame di antropologia quando ero all’università e ci ho ripensato ;)

    • L’antropologia, per così dire, umanistica, e quindi tutto ciò che concerne la cultura e i miti di un popolo è molto interessante. Altro, anche se allo stesso modo affascinante, è studiare una cultura da un punto di vista più scientifico in senso stretto, con dati, statistiche e elementi di biologia. Devo dire che non ho mai sostenuto un esame di antropologia all’università, ma i miti antichi e popolari sono molto suggestivi, come ad esempio “Storie dal cielo vivente” dell’astronomo Conrad A. Böhm. Anzi già che ci sono ve ne parlo un pò :P

  • Ti ringrazio tantissimo per avermi aiutata a trovare questo ricordo, indelebile nel mio cuore, ma sopito dagli anni e dalla maturità. Sono tornata bambina! Quanto vorrei ritrovare questo libro o riuscire almeno a scovarne sul web qualche illustrazione!

Recensione di MaddalenaErre