Il libro di cui voglio parlarvi questa volta è per me un vero e proprio cimelio: una di quelle cose che sarei certa di portare con me nell’ipotetica situazione della casa in fiamme. Si è trasferito con me durante tutti i traslochi, lo custodisco più gelosamente del Sacro Graal e lo darei in prestito solo dopo aver ricevuto un’adeguata garanzia, tipo una decina di album delle figurine Panini tutti completi da cima a fondo.
Sto parlando di Mi faccio un panino, un volume meraviglioso pubblicato nel 1990, al costo di 16000 lire (amarcord!), scritto e illustrato da due numeri Uno della letteratura per l’infanzia (e non solo!): Francesca Lazzarato e Federico Maggioni.
Interamente dedicato all’arte del farcire i panini – decisamente più complessa di quanto si possa immaginare! – è molto di più di un manuale di cucina per ragazzi: oltre a ben 95 ricette tutte con ingredienti diversi, contiene anche mille curiosità tra il serio e il faceto su tutto quello che si può infilare tra due fette di pane, la storia ragionata del panino e una fantastica “panino-novela” intitolata il Panino Maledetto, tra le cose più deliranti, allucinanti e divertenti che io abbia mai letto da allora.
Le stupende illustrazioni di Federico Maggioni, sospese tra opera d’arte e fumetto, si accordano alla perfezione con lo spirito originale, sovversivo e ironico del libro, oltre che con la scrittura della Lazzarato, scorrevole e densa di aneddoti interessanti e curiosità irrinunciabili.
Tra le ricette più strane: il panino ai wurstel con crema, quello alla besciamella, il libidinoso panino-breakfast e un’intera sezione su come creare una leccornia “paninesca” partendo da tutti gli avanzi che si possono trovare in frigo. Ogni ricetta è accompagnata da storie, leggende, curiosità e facezie: quello che il libro offre è davvero un’esperienza trasversale, che parte dal pretesto del panino per raccontare la storia moderna e le sue contraddizioni.
Insomma: un excursus monotematico sul panino e i suoi correlati, un volume irrinunciabile per i golosissimi – eccomi all’appello! – e che ama i libri che sanno parlare di cose apparentemente di poco spessore in un modo tutt’altro che insignificante. L’unico – grandissimo – peccato è che da allora non è più stato pubblicato: perdonate il sentimentalismo ma, quando vedo perle del genere che si perdono lungo la rovinosa e accidentata strada dell’editoria, mi piange un po’ il cuore. Mi faccio un panino, và!
Ecco cos’è che covava in un angolo strano della mia testa ogni volta che vedevo una vignetta con l’inconfondibile stile di Maggioni: questo libro!
Mio zio lo aveva nella sua casa delle vacanze, e oggi mi è tornato in mente! Cercando su Internet ho trovato il tuo blog – che gioia, non sono l’unico ad averlo letto :)
Come e perché mio zio lo avesse tra i suoi scaffali, proprio non lo so (è iscritto all’Accademia della Cucina Italiana, da lui non mi aspetterei certo una predilezione per un piatto così “popolare” come il panino).
Mi è venuta una gran nostalgia della “paninovela”… non riesco neanche a ricordare i dettagli della trama, ma ricordo bene l’inquietante dipinto dell’antenata con al collo la ricetta del panino maledetto e le ultime parole dell’antenato steso a terra – e sento ancora il treno (o era il vento???) che fischia “Ed-wi-naaa, Ed-wi-naaa…”