“Questo libro è una meraviglia”
lo dice Jonathan Franzen.
Mi associo.
Questo libro rappresenta insieme incubo e motivo d’ispirazione per qualsiasi scrittore. La rara bravura di Antrim si rivela già dal titolo che, come ogni buon titolo dovrebbe fare, riassume significativamente il testo che ne segue.
I cento fratelli dunque.
Cento individui legati da consanguineità si riuniscono nella casa del padre – nello specifico nella grande biblioteca in rovina – per discutere il destino delle ceneri del defunto capostipite (più varie ed eventuali).
Donald Antrim si trova ad affrontare il primo dei suoi problemi: i cento fratelli.
Li rappresenterà tutti? Come? In quanto tempo? (nel senso, diluirà il tutto lungo l’interezza del romanzo o troverà un escamotage?). Da solido lettore/scrittore in erba quale sono mi sono trovato subito in uno stato di smodata curiosità e tremenda ansietà.
Il fenomenale autore sceglie uno dei fratelli, Doug (quello più sfaccettato e incongruente), come punto di riferimento e poi, nelle prime righe, parte con una carrellata insieme panoramica e dettagliata di tutti e cento i fratelli (e anche la brevissima citazione della madre).
Soltanto l’introduzione vale il prezzo del libro!
Donald Antrim rivela la personalità dei fratelli con i soli saluti che si rivolgono, porta alla luce conflitti, legami particolari dettati da interessi comuni e tutta la carica elettrostatica di testosterone che la compresenza di uomini può generare; il tutto nelle prime favolose righe.
Insieme a Doug viviamo il lento radunarsi dei fratelli all’interno della biblioteca. Siamo edotti dello stato stesso della biblioteca che è minacciata su più fronti: umidità, tarme, classificazione parziale, disordine generale e incuria diffusa. Le finestre chiudono male, le poltrone sfondate non bastano per tutti e la prima avvisaglia di un problema latente si manifesta con il collasso di uno dei fratelli, causa droghe.
La parte centrale del libro, e della narrazione, riguarda la preparazione della cena e dell’aperitivo/ressa che anticipa la sua capillare organizzazione.
La dicotomia tra meticolosa stesura dei posti a sedere e l’assoluta incapacità da parte dei fratelli (e di Doug) a seguirne i principi, offrono il destro agli eventi finali.
Il subbuglio tenue ma costante dei cento fratelli, tenuto a bada con difficoltà durante la riunione, trova naturale sfogo con la caccia al Re Grano. E’ Doug (ormai da anni) a prendersi carico di questa tragicomica rappresentazione in cui i 99 fratelli, ognuno con le sue possibilità, sublimano l’odio e la mal sopportazione reciproca in un inseguimento tra gli scaffali della grande biblioteca di famiglia.
Forse Doug è la redenzione. O forse è solo l’ultimo attore di una follia fraterna dirompente.
In lista! Bella recensione!
Ottima scelta! Vedrai che non te ne pentirai (e se te ne pentissi, meno male che non sai dove abito eheheh)