La dimensione artistica di Paolo Villaggio, nel mio microcosmo culturale, si è sempre circoscritta nel canale filmico del ragionier Fantozzi (brevi incursioni anche con Fracchia, anche se ho capito molto tempo dopo la differenza).
Ho scoperto il Villaggio autore con la canzone scritta con/per De André “Carlo Martello ritorna dalla battaglia di Poitiers” e da lì sono stato molto più attento a ricercarne le peculiarità di grande artista.
Ho cominciato l’esplorazione del Villaggio scrittore con questo libro: semplice e snello, composto di racconti a tema soprannaturale.
Inconsciamente cercavo qualche storia spaventevole con note comiche e non sono stato tradito.
Certo, alcuni racconti sono debolucci e lasciano solo interrogativi sulla testa del lettore ma altri funzionano bene, con quel frammisto di ansia e risata amara.
Un viaggio spot nell’Italia (ma non solo) infestata da spiriti burloni o involontariamente comici.
Una lettura da sdraio; impegna poco più di un ora.
Carattere grande, per far riposare gli occhi.
Senza infamia e senza lode.
Dal titolo ironico mi aspettavo qualche gioco di parole in più ma il virtuosismo della lingua non viene mai adoperato, anzi, l’autore sembra prediligere una prosa asciutta e puntuale.
Cercherò qualcosa di maggior spessore la prossima volta ma come inizio non posso lamentarmi.
Villaggio è un grandissimo scrittore. Cerca i primi due libri che ha scritto su Fantozzi negli anni '70-'80 (io li ho trovati in un mercatino) ci sono delle pagine che sono poesia pura – da leggere assolutissimamente.
Ok, spero di trovarli in biblioteca. Non vedo l'ora di leggerli.Grazie