Fuori tema #4

E’ un fuori tema un po’ arrabbiato lo ammetto ma avevo in testa di scrivere dell’argomento da molto tempo e, visto che le parole giuste sembrano non arrivare mai, ho deciso di scrivere comunque nella speranza che mi perdoniate il sentimento.
Quando ero una bambina e già amavo i libri come oggetto materiale ancora prima di saperne decifrare i caratteri all’interno, alla domanda “cosa vuoi fare da grande?”, la risposta ovvia era “la maestra” dato che ai miei occhi era quella che li maneggiava con più frequenza.

Con il passare degli anni, tutti gli amanti della lettura, provano a scribacchiare qualcosa e, sebbene non lo dicessi a nessuno per la vergogna, quello che volevo fare da grande era diventato improvvisamente “la scrittrice”. Fu così che passai anni a riempire block notes, a scrivere storie a puntate che  facevo passare tra i banchi delle mie amiche, che restavano in trepidante attesa del seguito. Inutile starvi a dire che erano storie copia incollate da film/telefilm (vedi l’imperante, al tempo, Dawson’s Creek) e simili.

Ancora qualche anno e raggiunta la maturità e la quasi conoscenza di me stessa, ho finalmente capito che volevo e voglio lavorare nel mondo dei libri, dell’editoria, e non come protagonista firmando copie dei miei bestseller nelle librerie sperdute d’Italia, ma dietro le quinte, lavorando all’editing, alla correzione, alla produzione materiale e non, di quello che da sempre ho amato di più nella vita.

Ora. Pensiamo all’Italia e pensiamo a quanto è difficile insegnare nel nostro paese. Maestre e professori in lista di attesa per anni, supplenti per decenni e con uno stipendio da fame. Vogliamo poi aggiungere le nuove leggi e i nuovi studi necessari anche solo per iscriversi alle liste?

Pensiamo a chi invece sogna di fare lo scrittore. Ci avete pensato? Posso immaginare che tutti quelli che frequentano questo blog, almeno una volta hanno pensato di poter scrivere, di poter pubblicare. Ora pensate a tutto l’iter che un ipotetico scrittore dovrebbe fare per far leggere il suo manoscritto. Sarà sfortunato quello che verrà direttamente censurato senza nemmeno essere letto, o quello che capiterà negli artigli della piaga dell’editoria a pagamento?

Infine, quanti di voi hanno provato a lavorare nelle case editrici? Fortunati quelli che ricevono risposta negativa. Negativa, è vero ma pur sempre una risposta. E vogliamo parlare dei corsi a pagamento delle agenzie letterarie e simili che ti danno l’illusione di poter trovare uno sbocco, un legame, una conoscenza nel campo editoriale?

Basta googlare lavoro in casa editrice o perfino lavoro in libreria (non so voi, ma chiedere di lavorare presso le megalibrerie Feltrinelli o Mondandori sembra quasi chiedere un posto al Governo) che troverete centinaia di risultati di gente piena di passione che cerca cerca ma non trova mai. E di squali, pronti ad approfittarsene.

E voi? Quali sono le vostre personalissime esperienze?

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Redazione
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6 commenti
  • Io fin da piccola ho sempre voluto e sperato di poterlo fare davvero, lo scrittore. Ma scrittore proprio.
    Poi ho constatato che la mia ispirazione va e viene, che ho immagini nella testa ma non filoni,etc. Per cui ho pensato “Bon, posso fare l’editore.”

    Dopo essermi laureata alla triennale ho iniziato a mandare curriculum in giro – madrelingua italiana&inglese, quattro lingue parlate correttamente, avendo girato mezzo mondo, esperienza lavorativa di un anno e mezzo – mi son detta “Qualcuno risponderà.” Macché.

    Per cui, ho preso armi e bagagli e sfruttato l’unica cosa che mi sembrava una versa possibilità : fare un Master di Scrittura&Editoria negli U.S.A. Che poi so benissimo che se dovessi o volessi tornare a lavorare in Italia magari mi riderebbero dietro.
    Però è tutto quello che potevo fare, per provare.
    Per cui sono qui, a Chicago, a fare nient’altro che scrivere, scrivere, scrivere e crederci.

  • Ho desiderato fare lo scrittore dall’adolescenza. Prima non avevo una percezione di cosa avrei voluto: veterinario, dottore, mantenuto; tutto molto vago.
    Continuo a coltivarlo. Partecipo a concorsi, scrivo qua e là, ho aperto un blog, tutto per affinare la tecnica e trovare uno stile che sia mio.
    Fuggo dagli editori a pagamento perché penso che se quel che scrivo piace debbo ricevere un compenso e non pagare un prezzo di visibilità.

  • Anni fa partecipai a un corso di scrittura. Pensa un po’, per chi aveva l’idea di fare lo scrittore consigliavano, in mancanza d’altro, di convertire l’idea e provare a fare l’editor. Ora tu mi dici che è difficile persino fare questo. Andiamo bene.

  • Quando ero prossima alla laurea (lingue e LETTERATURE straniere, mica agraria o ingegneria o farmacia) ho presentato un curriculum presso una prestigiosa libreria della mia città (che è anche una piccola casa editrice). Mi presentavo, con molta umiltà e tanta voglia di imparare, per fare la commessa. Perché nella mia mente ancora forse un po’ ingenua pensavo che se un lettore, appassionato o lì per caso, entra in una libreria il meglio che possa succedergli è trovarsi davanti una commessa che ama leggere, segue le novità ma al tempo stesso conosce anche i grandi classici. Ebbene sono stata scartata senza pietà, dopo uno sguardo fugace al mio curriculum ancora striminzito, con un’alzata di sopracciglio e la frase: “spiacente, cerchiamo un uomo che possa anche sollevare cose pesanti all’occorrenza”. Quindi se fossi stata un uomo robusto, magari con anni di esperienza come facchino alla stazione ma assolutamente digiuno di libri, avrei avuto una chance e forse anche il posto di lavoro. Il mio sogno, a più di un decennio di distanza, rimane ancora quello: poter lavorare in una libreria, circondata dal fruscio della carta e dai consigli dei lettori. E purtroppo però sono ancora inadeguata: sono troppo vecchia, ho troppi figli, sono troppo qualificata oppure ancora non ho il physique du role (scusate non so mettere l’accento circonflesso sulla o), non ho esperienza nel settore, non ho la disponibilità di lavorare 20 ore al giorno.
    E così non mi rimane che coltivare un sogno nel cassetto: se vinco il super enalotto apro la MIA libreria, una libreria specializzata per bambini e ragazzi con annessa ludoteca. E naturalmente cercherò solo personale che sia appassionato di libri, sopra i 40, con prole, disposto a lavorare solo part time e se ha la manigliette dell’amore è pure meglio ;)
    p.s. da recente ho seguito un corso per traduttrice letteraria dall’italiano all’inglese. Promosso, dietro pagamento di una retta piuttosto cospicua, da una casa editrice che prometteva collaborazione e quant’altro agli studenti più meritevoli. Inutile dire che si è rivelata l’amnesia bolla di sapone… o forse sarebbe meglio dire l’ennesimo specchietto per la allodole :(

  • Io lavoro in un altro ambito ritenuto “blindato”: la moda.
    Quando dico alla gente il lavoro che faccio per otto ore al giorno, tutti credono che siano stati necessari chissà quali giri per arrivare qui. In realtà, come tanti altri, mi sono laureata in materie umanistiche, ho fatto tanta esperienza lavorativa all’estero e ho un’ottima conoscenza dell’inglese: ho semplicemente fatto i due colloqui e mi hanno presa, senza raccomandazioni né aiuti di alcun tipo da parte di chissà chi.

    Mi sento di dire, quindi, che a volte anche per entrare negli ambienti lavorativi “blindati” può bastare un buon CV, una buona preparazione e tanta tenacia e voglia di fare – se trovi le persone giuste che hanno voglia di investire in te. Purtroppo, accade molto meno di frequente di quanto dovrebbe – ma non bisogna mai demordere :) quindi, persevera!

    Anche io ho sempre sognato di scrivere e di farlo per lavoro – credo sia l’unica cosa che è realmente in contatto con la vera me stessa. Ma ho realizzato che non è (quasi) mai possibile vivere di questo, per cui mi faccio bastare il partecipare a qualche concorso letterario di tanto in tanto e a fare un po’ di copywriting in agenzia quando capita che ce ne sia bisogno (anche se il mio lavoro è tutt’altro). Per ora mi va bene così :)

  • Quindi, a quanto pare, non sono l’unica che non riesce a realizzare il suo sogno lavorativo. Personalmente ho una laurea in comunicazione con curriculum in editoria, parlo tre lingue oltre l’italiano, ho frequentato un corso di scrittura della RaiEri e un corso di editoria per l’agenzia letteraria Herzog.
    Inutile dire che il mio cv non interessa a nessuno. Non interessa nemmeno alle librerie, perché sì, anche vendere libri mi sarebbe piaciuto moltissimo. Che requisiti si devono avere? Davvero dobbiamo dare tutta la responsabilità alla fortuna o al troppo nominato destino?

    Io non ci sto. E’ anche per questo che è nato questo sito. Se non vogliono farci lavorare, il “lavoro” ce lo possiamo inventare. Vi invito ad usare questo spazio per le vostre passioni, per i vostri desideri.

    Una mano aiuta l’altra e chissà che un giorno la Signora Fortuna non venga a visitarci qui. :) In bocca al lupo a tutti ragazzi!

Recensione di Redazione