Dalla libreria al cinema # 28 – World War Z – Max Brooks

Carta canta:

Pandemia.
Isterismo di massa.
Collasso dell’umanità a partire dagli organi di controllo.

La guerra mondiale degli zombie è realtà – in questo libro – e viene ricostruita dall’analisi di un giornalista che ne ripercorre le fasi.
Dalle interviste a soldati, media, capi improvvisati della resistenza – quella frammentaria, segnata dall’onda emotiva  e quella più misurata, “istituzionale”, del Governo e dei suoi organi operativi -. Entrambe concordano nel delineare la situazione come catastrofica.

Nel libro, Brooks, spazia su tutto il fronte giornalistico, gioca con le possibilità cworl-war-zhe la struttura del reportage gli offre.
Scopriamo così cause ed effetti della pandemia, “vistose toppe” e soluzioni stabili messe in atto da Governi e cittadini tenaci e ancora le figure eroiche che, sul campo di battaglia o nei campi profughi, portarono un barlume di speranza nei cuori dei sopravvissuti alla morte ambulante.

Il libro è fonte d’intuizioni fantasiose ma realistiche dei disagi psicologici che può generare un evento zombesco di tale portata; quando  la mente umana reagisce come può ad un così grande trauma rischia di non reggere a tanto orrore.

Max Brooks aveva già fatto capire la sua idea di zombie. Nel precedente romanzo “Manuale per sopravvivere agli zombi” aveva trattato con ironia i vivi e la loro incapacità di sopravvivere (anche solo a se stessi) e con massimo rispetto i morti ambulanti.

Aveva trovato una buona chiave di lettura al tema oggi giorno abusato dell’apocalisse zombie, insomma.

Qui ripresenta la sua visione virando l’attenzione sull’uomo – inteso come umanità variegata – che si approccia in maniera “totalizzante e globale” al non  morto. Dalla viva voce dei sopravvissuti tratteggia peculiarità e storie interessanti; non tralascia neanche storia e cultura dei popoli sotto attacco.

Geniale!

Cronaca di un morto annunciato:

Scimmiottando Arisa: ”il film è un’altra cosaaaah…il film è un’altra cosaaaaaaah…tu dimmi che ci crediiiih, a quello che ora vediiiiiiih… era meglio stare a casa!”

Per dare ulteriore sfogo alla mia insoddisfazione, citerò in neretto i commenti del romano doc seduto accanto a me durante la proiezione del film…con tanto di canotta, ciabatte infradito e bernardoni (per i non avvezzi al dialetto, dicesi bernardoni: occhiali, definibili arditamente vintage, caratterizzati da lenti spesse e abnormi paragonabili a lenti di ingrandimento utilizzate in centri di ricerca spaziali).world-war-z_cover

La verità vera? Non ero pronto.

Ho visto e rivisto i trailer per farmi una ragione degli zombie centometristi (“ce lo sa pure mi nonna che chi va piano va sano e va lontano”) o delle riprese satellitari che da una parte fotografano al meglio la vastità dell’invasione ma alla lunga evincono una scarsezza di mezzi – trucco e comparse – imbarazzante (“ahò, faccio più paura io quanno me specchio la mattina”).world_war_z_zombie2_zpse136374c

Brad Pitt ci avrà messo tutta la buona volontà del mondo, ma non si vede.

Oddio, lui si vede (troppo) spesso e volentieri!brad-pitt-world-war-z-reshoots-04-808x1024

Lui con la famiglia. Lui mandato in missioni improbabili. Lui che salta qua e là. Lui che diffonde ottimismo nel globo terraqueo (“Ah Bred! Si dicevi a me na cosa del genere da mò che m’ero sparato”).

C’è tanto LUI.

E’ tutto il resto?

La Storia (volutamente con la s maiuscola) zombie risulta relegata a contorno, pretesto quasi superfluo, fastidioso inconveniente.
E’ stata costruita una storia famigliare stucchevole su cui poggiare il peso ingombrante dell’apocalisse Z; la struttura del film- va da sé – vacilla fin da subito.wwz6large

Un documentary sarebbe stato più onesto, più vicino al senso del libro.

Dov’è la crisi globale?Dove sono i piani contorti di sopravvivenza su larga scala? Dove sono gli eroi? (Pierfrancesco Favino a parte, che con i suoi 5 minuti buca lo schermo)(“Daje Libano!”). Dove sono i disturbi psicologici legati alla pandemia? Dove, soprattutto, il rispetto per il morto ambulante?

Immagini CGI di corpi stilizzati che si ammassano davanti ad un muro, non fanno di World War Z un film migliore.world_war_z_muro

(“Dopo tutta sta carne da macello, m’è venuta fame”)

WWZ, un film che ti lascia un buco…allo stomaco!

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Recensione di
Simone Gentile

Sono Simone Gentile. Stretto tra una torre di libri e una pila di graphic novel (da leggere tutti, rigorosamente, in ordine sparso) continuo a lasciare una traccia nera su un foglio bianco; un timido rivolo che vuole affluire all'impetuoso corso della narrativa e continuare il Viaggio. Sono aperto a qualsiasi genere ma attratto dalle varie declinazioni della paura, per questo spesso mi ritrovo invischiato in storie che "MAMMAMIA!"... e forse poi, un po', me le vado a cercare.

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