Carta canta:
Pandemia.
Isterismo di massa.
Collasso dell’umanità a partire dagli organi di controllo.
La guerra mondiale degli zombie è realtà – in questo libro – e viene ricostruita dall’analisi di un giornalista che ne ripercorre le fasi.
Dalle interviste a soldati, media, capi improvvisati della resistenza – quella frammentaria, segnata dall’onda emotiva e quella più misurata, “istituzionale”, del Governo e dei suoi organi operativi -. Entrambe concordano nel delineare la situazione come catastrofica.
Nel libro, Brooks, spazia su tutto il fronte giornalistico, gioca con le possibilità che la struttura del reportage gli offre.
Scopriamo così cause ed effetti della pandemia, “vistose toppe” e soluzioni stabili messe in atto da Governi e cittadini tenaci e ancora le figure eroiche che, sul campo di battaglia o nei campi profughi, portarono un barlume di speranza nei cuori dei sopravvissuti alla morte ambulante.
Il libro è fonte d’intuizioni fantasiose ma realistiche dei disagi psicologici che può generare un evento zombesco di tale portata; quando la mente umana reagisce come può ad un così grande trauma rischia di non reggere a tanto orrore.
Max Brooks aveva già fatto capire la sua idea di zombie. Nel precedente romanzo “Manuale per sopravvivere agli zombi” aveva trattato con ironia i vivi e la loro incapacità di sopravvivere (anche solo a se stessi) e con massimo rispetto i morti ambulanti.
Aveva trovato una buona chiave di lettura al tema oggi giorno abusato dell’apocalisse zombie, insomma.
Qui ripresenta la sua visione virando l’attenzione sull’uomo – inteso come umanità variegata – che si approccia in maniera “totalizzante e globale” al non morto. Dalla viva voce dei sopravvissuti tratteggia peculiarità e storie interessanti; non tralascia neanche storia e cultura dei popoli sotto attacco.
Geniale!
Cronaca di un morto annunciato:
Scimmiottando Arisa: ”il film è un’altra cosaaaah…il film è un’altra cosaaaaaaah…tu dimmi che ci crediiiih, a quello che ora vediiiiiiih… era meglio stare a casa!”
Per dare ulteriore sfogo alla mia insoddisfazione, citerò in neretto i commenti del romano doc seduto accanto a me durante la proiezione del film…con tanto di canotta, ciabatte infradito e bernardoni (per i non avvezzi al dialetto, dicesi bernardoni: occhiali, definibili arditamente vintage, caratterizzati da lenti spesse e abnormi paragonabili a lenti di ingrandimento utilizzate in centri di ricerca spaziali).
La verità vera? Non ero pronto.
Ho visto e rivisto i trailer per farmi una ragione degli zombie centometristi (“ce lo sa pure mi nonna che chi va piano va sano e va lontano”) o delle riprese satellitari che da una parte fotografano al meglio la vastità dell’invasione ma alla lunga evincono una scarsezza di mezzi – trucco e comparse – imbarazzante (“ahò, faccio più paura io quanno me specchio la mattina”).
Brad Pitt ci avrà messo tutta la buona volontà del mondo, ma non si vede.
Oddio, lui si vede (troppo) spesso e volentieri!
Lui con la famiglia. Lui mandato in missioni improbabili. Lui che salta qua e là. Lui che diffonde ottimismo nel globo terraqueo (“Ah Bred! Si dicevi a me na cosa del genere da mò che m’ero sparato”).
C’è tanto LUI.
E’ tutto il resto?
La Storia (volutamente con la s maiuscola) zombie risulta relegata a contorno, pretesto quasi superfluo, fastidioso inconveniente.
E’ stata costruita una storia famigliare stucchevole su cui poggiare il peso ingombrante dell’apocalisse Z; la struttura del film- va da sé – vacilla fin da subito.
Un documentary sarebbe stato più onesto, più vicino al senso del libro.
Dov’è la crisi globale?Dove sono i piani contorti di sopravvivenza su larga scala? Dove sono gli eroi? (Pierfrancesco Favino a parte, che con i suoi 5 minuti buca lo schermo)(“Daje Libano!”). Dove sono i disturbi psicologici legati alla pandemia? Dove, soprattutto, il rispetto per il morto ambulante?
Immagini CGI di corpi stilizzati che si ammassano davanti ad un muro, non fanno di World War Z un film migliore.
…
(“Dopo tutta sta carne da macello, m’è venuta fame”)
WWZ, un film che ti lascia un buco…allo stomaco!
Vi segnalo che in occasione dell’uscita del film, LA COPERTINA del LIBRO è cambiata. Voi state mostrando una copertina Vecchia
Ciao Emanuele… le copertine, cosi come i libri non invecchiano mai, né tantomeno scadono! E poi, io sinceramente preferisco le copertine originale che quelle passate nelle mani di astute operazioni di marketing… tu no? ;)
Appena uscito dal cinema, confermo l’impressione non particolarmente positiva.
Il bel faccione di Brad Pitt vende molto più che due pupazzetti sfocati (anche se confesso che a me inquietano un pochino).
Comunque è il contenuto che fa la differenza.
Leggere per credere.
[…] sono ovunque: a partire dalla Tv (il seguitissimo serial The Walking Dead), per passare al cinema (World War Z), nelle immancabili pubblicazioni cartacee (ricordiamo l’ammiccante Orgoglio pregiudizio e […]