Poche settimane fa vi avevo parlato della mia esperienza con il romanzo di Mark Helprin, Storia d’inverno, del quale ammetto di essere venuta a conoscenza solamente grazie alle pubblicità virali del film con protagonisti Colin Farrell e Russel Crowe.
Peccato che la pellicola non sia affatto la trasposizione cinematografica del libro: è tutta un’altra storia che di fedele al romanzo ha solamente i nomi dei protagonisti e poco altro. D’accordo, il libro è molto complesso, strutturato su più livelli di interpretazione, su più scale temporali e sopratutto su una varietà notevole di personaggi, ma questo non giustifica il totale stravolgimento (in negativo oltretutto) dell’intera narrazione.
La storia del film si basa sul dualismo trito e ritrito demoni vs angeli (mettendo in mezzo addirittura Will Smith nei panni di Lucifero in persona!) e sui miracoli: ognuno avrebbe un miracolo da usare in questa vita e questo, signori, è l’intero perno della storia raccontata dal regista.
Peter Lake incontra Beverly Penn malata di consuzione, i due si innamorano perdutamente e lui si convince di poterla salvare grazie ad un miracolo e alla forza del loro amore e invece, anche no: i demoni capeggiati dall’inguardabile e a tratti comico Russel Crowe, riescono a farla fuori prima del tempo. Poi, non si capisce come e perché (nel film non si capisce affatto) Peter Lake si ritrova avanti di 90 anni, in una New York moderna dove incontrerà una bambina e sua madre e capirà che il suo personale miracolo in realtà era riservato a loro (nel libro ovviamente queste due non esistono, la storia – bellissima – è un’altra).
Il cattivo muore, il miracolo si compie e il buono vola via in mezzo alle stelle su un cavallo alato. No, non sto scherzando, il film finisce davvero così
Ora, parliamone.
Perché distruggere un romanzo complesso che, forse a causa della mia bionditudine, non ho ancora compreso del tutto e farlo a pezzi – male oltretutto – vendendo al pubblico solo la parte romantica (resa comunque penosa e distorta – perfino la melodia che suona Beverly al pianoforte è sbagliata! – )?
E’ vero che bisogna avere pazienza con le trasposizioni cinematografiche e che la regia deve scendere a compromessi: tagli necessari, scelte di narrazione, etc ma… cambiare addirittura le fondamenta della storia? Tagliare del tutto la gamma degli incredibili personaggi secondari? E dov’è la meravigliosa New York che l’autore ci racconta così splendidamente?
Anche volendo parlare solo del film come se non avessi letto il romanzo, giuro che sarei uscita dalla sala interdetta: il regista ha voluto semplificare un libro impossibile, riuscendo nella mirabolante impresa di rendere una storia epica, una banalità.
Ma sarei curiosa di sapere che ne pensa l’autore del romanzo (mi pare sia vivente?) che ha concesso i diritti ovviamente conoscendo quale sarebbe stata la trasposizione?
Penso che la visone del film (obbligata ndr)mi abbia precluso ogni possibile lettura del romanzo. Dannato cinema mieloso.
Io però non ho capito una cosa, a mio parere fondamentale: il libro, com’è?
complesso e diverso-dal-film, questo è chiaro…ma vale la pena? io il film non l’ho visto, ma la storia m’intriga.
Dunque la mia recensione al libro la trovi qui: https://www.lalibreriaimmaginaria.it/2014/03/storia-dinverno-mark-helprin/
Per il resto posso dirti che sì vale la pena, purché tu lo legga lasciandoti trasportare e senza cercare di capire qualcosa prima del previsto. Poi magari lo leggi tu e mi illumini! :)
sì! mi va proprio! :D