Dalla libreria al cinema # 13 – La casa degli spiriti

La casa degli spiriti rappresenta l’epilogo di una saga che comincia con La figlia della fortuna (di cui vi ho già parlato) e prosegue con Ritratto in seppia.

E’ il libro d’esordio della Allende, il più complesso e il più cruento della trilogia, quello che risente maggiormente, anche per ragioni cronologiche, degli echi delle violenze del colpo di Stato del 1973.

La scrittrice ci mostra, come su un immenso ed articolato arazzo, la vicende del Cile, dai primi del Novecento fino ai terribili sconvolgimenti che portarono alla dittatura di Pinochet, e lo fa attraverso la parabola del patriarca Esteban Trueba, arrogante latifondista conservatore, e delle donne della sua vita: la bella Rosa dai capelli verdi, Clara la chiaroveggente, l’algida Férula, l’anticonformista Blanca e l’amatissima nipote Alma.

E’ un romanzo lungo ma non prolisso perché ogni parola, ogni dettaglio, ogni personaggio minore ha lo scopo di rendere la narrazione vivida, pulsante, realistica.

E’ un racconto complesso in cui convivono gli opposti. Da un lato la realtà rude, violenta, arida del lavoro nei campi, dei contadini completamente assoggettati al padrone che ne decide i destini, degli eventi sismici che sconquassano e distruggono, dall’altro il mondo astratto, lieve, impalpabile dello spiritismo, della magia, del contatto con le anime dei defunti.

Straordinarie sono le donne tratteggiate dalla penna della scrittrice: indomite, dotate di una forza ancestrale ma al tempo stesso modernissime.

Del 1993 la versione cinematografica che, per ovvie esigenze di copione, è stata rimaneggiata con mano pesante ma non grossolana. Ne risulta una sorta di striminzito Bignami, privo del fascino esotico e un po’ magico della narrazione originale.

Il film è tuttavia piuttosto godibile grazie ad un cast degno di nota: meravigliosa (come sempre, del resto) Meryl Streep che incarna l’eterea Clara, non da meno Gleen Close, nelle severe vesti della zitella Férula, e Jeremy Irons nel ruolo dell’irascibile Esteban Trueba.

 

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Recensione di
pistacchina
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5 commenti
  • Ho amato il libro fino a sentirmi male, perchè la Allende mi fa questo effetto quasi ogni volta; con questo romanzo più o meno autobiografico (come sempre) mi ha stravolto, ma lasciandomi soddisfatta.
    Il film invece …non posso dire che “non” mi sia piaciuto, ma non posso neanche affermare che mi sia piaciuto. Diciamo che sarebbe un film piacevole e interessante, se non fosse tratto da un libro così “forte” e così emozionante.

    • E’ la stessa impressione che ho avuto io del film. Non mi sento di sconsigliarlo perché comunque è ben girato e ben interpretato ma se lo mettiamo a confronto con il libro non c’è storia.

  • Anche in questo caso come in tanti, il libro ricrea e infonde immagini e ambienti che il film riesce a rendere solo in parte.

  • Confesso di aver visto solo una trasposizione teatrale, molto coinvolgente, che ha soffocato in me l’intenzione di leggere il libro. Cosa più unica che rara.Forse é la magia del teatro che riesce laddove un film perde in partenza? Che ne pensate?

    • Ma sai che, per quanto è complesso e strutturato il libro, non riesco proprio a immaginarmela la versione teatrale. Però ammetto che mi incuriosisce moltissimo e mi piacerebbe vederla.
      In effetti il teatro possiede un fascino diverso rispetto al cinema, non c’è il filtro dello schermo e se la compagnia che recita è brava riesce a trasmettere allo spettatore emozioni molto forti.

Recensione di pistacchina