Dalla libreria al cinema #11 – La fiera della vanità

Ormai non è un mistero per nessuno la mia predilezione per i classici. E così, con la recensione di quest’oggi, mi accingo a catapultarvi indietro nel tempo, fino all’Inghilterra dell’età vittoriana, per seguire le vicende di due amiche, anche se poi scopriremo che le due fanciulle tanto buone amiche in fondo non sono.
Da un lato abbiamo la dolce e benestante Amelia Sedley, perdutamente innamorata di un ufficiale bello e sfrontato, la cui vita sembra già incanalata sul binario di una quieta e borghese felicità domestica.
Dall’altro, in netta contrapposizione con tanta conformistica perfezione, c’è Rebecca Sharp, spiantata e dai natali piuttosto discutibili, che sembra destinata ad un futuro come umile istitutrice nella dimora di un ricco baronetto.
Fin qui la trama non sembra nulla di eccezionale, un canovaccio attorno al quale sono nati numerosi romanzi. La genialità dell’autore sta però nel ribaltare all’improvviso le convenzioni e mano mano che si procede nella lettura l’eroina positiva appare sempre più insulsa mentre l’antagonista rivela una personalità decisamente accattivante.
Amelia è quasi insopportabile, ingenua al limite della stupidità, timida ed insipida, innamorata in maniera così morbosa di un uomo vanesio, che la ricambia in modo tiepido, da risultare egoista di fronte alle difficoltà dei genitori caduti in disgrazia dopo un tracollo finanziario e cieca davanti ai sentimenti profondi e sinceri del Capitano Dobbin.
Rebecca invece è brillante, conquista ed ammalia tutti coloro che la circondano, si dà da fare con ogni mezzo per ottenere ricchezze e l’agognata posizione sociale di riguardo. E’ priva di mezzi e di scrupoli eppure l’autore (e spesso il lettore con lui) non riesce a biasimarla completamente, parteggia con simpatia alle sue manovre e ai suoi intrighi.
Il volume è poderoso ma, se non vi lasciate scoraggiare dalla lunghezza del tomo, vi aspetta una lettura piacevole, ricca di dettagli, grondante di un feroce umorismo canzonatorio che non risparmia nessuno.
Alcune frecciatine di Thackeray sono caustiche e lapidarie ed hanno il merito di mettere in ridicolo le vanità e le ipocrisie del suo tempo, che poi non sono tanto dissimili da quelle del nostro tempo.

Nel 2004 è uscita una versione cinematografica diretta dalla regista indiana Mira Nair. Un film ben girato, curato nei dettagli, sfarzoso nei costumi, che attinge alle radici della regista per mescolare con intelligenza il freddo e compassato aplomb inglese con i colori e il folclore dell’India, i cui echi abbondano anche nel libro, essendo l’autore nato proprio nell’ex colonia britannica.
Reese Witherspoon è perfetta nei panni della maliziosa ed intrigante Rebecca, formidabile anche Bob Hoskins nel ruolo del rissoso e volgare sir Pitt Crawley.
Nel cast originale anche un esordiente Robert Pattinson, non ancora idolo delle folle giovanili, la cui parte però fu tagliata dalla regista che preferì un finale diverso.

Condividi
Recensione di
pistacchina
Vedi tutte le recensioni
Lascia un commento

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.

2 commenti
Recensione di pistacchina