Considera l’aragosta – D. F. Wallace

La verità è che la maggior parte della prosa accademica è agghiacciante – pomposa, astrusa, claustrale, ampollosa, eufuistica, pleonastica, solecistica, eliogabalesca, chiusa, oscura, infestata di termini specialitici, vuota: fulgidamente morta.

È un folle esercizio metaletterario quello di scrivere una recensione di un volume di saggi di D.F.Wallace.

Se pensate che la lettura sia solo un percorso che dovete intraprendere per arrivare ad un fine, l'acquisizione e il godimento di una storia, non leggete questo libro. Innanzitutto perché non parliamo di narrativa, ma di saggi. E in secondo luogo perché, se lo leggete, vi accorgerete ben presto che sì, alla fine, effettivamente Wallace, da quel gran genio che era, aveva certamente in mente di arrivare ad un punto ben preciso, cominciando a scrivere. Ma sapeva anche che ci sarebbe arrivato percorrendo subordinate dai lunghi tornanti sintattici, deviando spesso dall'autostrada del ragionamento consequenziale per la statale della digressione – le digressioni di Wallace sono sempre necessarie – e quindi fermandosi per un panino nell'autogrill di una nota a pié di pagina.
Questi saggi non fanno eccezione alla regola.
Ma è proprio questo che rende estremamente piacevole la loro lettura. Insomma, voi non comprate certo un libro di Wallace per sapere come effettivamente è A Dictionary of Modern American Usage di B. A Garner. Lo  comprate perché avete voglia di conoscere i ragionamenti di Wallace in merito all'uso della lingua, e lui, per farvene partecipi, coglierà il pretesto della recensione di un dizionario (dalla quale è ricavata la citazione sopra riportata, per la precisione, da una nota in calce). E credetemi, Autorità e uso della lingua è un saggio di sociolinguistica che riesce ad essere serio eppure estremamente divertente.

Potrei stare qui a parlarvi per ore del perché non leggere la relazione dugli AVNAwards (gli Oscar del Porno), o la recensione della biografia di Tracy Austin, o il resoconto della campagna elettorale di John mcCain (per non parlare degli altri saggi), potrebbe, alla lunga, rivelarsi un'occasione perduta, ma preferisco rimandarvi al libro con le parole di Zadie Smith: «Wallace ha semplicemente il genere di cervello che viene voglia di frequentare. Fidatevi».

Appunto, fidatevi.

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