“Hai mai pensato che i difetti rendano le cose interessanti?”
Un’estate solitaria.
Un incontro casuale.
Polo e Sophie.
Un confronto di stramberie.
Polo guarda le cose noiose con occhi diversi, ne apprezza i difetti, le storture che generano qualcosa di nuovo e inaspettato.
Sophie ama i lupi mannari e la sua bellezza richiama una minaccia ferina (sarà per i vestiti neri e le lenti a contatto scure?).
Nel mezzo una scomparsa misteriosa e il ritrovamento di un cadavere.
E’ lì – presenza inquietante e fuori contesto – che detta i tempi di amori e scoperte con l’avanzare del suo stato di putrefazione.
E’ una calamita quel corpo, il centro nevralgico dove convergono paure, dubbi, malinconie, confessioni, gelosie e un tragico errore.
L’estate avanza nell’avvicendarsi delle chine sature di toni scuri con blandi pennellate di toni chiari, spezzettati da strisce grezze, di passaggio.
Un opera di transizione per Tony Sandoval, che lo affranca a fatica dalla sua opera prima “Nocturno” ma ne conserva alcune ambientazioni visionarie e da incubo.
Il disegno serve la storia dandogli una incisività maggiore e riuscendo anche a tappare qualche falla narrativa (peraltro trascurabile).
Il continuo spostamento tra reale e immaginario permettono un ulteriolre scissione narrativa che da slancio alla sospensione dell’incredulità ma è un giochino che può stancare il lettore.
Un albo interessante di cui si apprezza il tentativo di cambiare prospettiva senza snaturarsi, cosa che fa risaltare lo stile potente di Sandoval nelle tavole che più lo contraddistinguono dalle altre illustrazioni.
La sequenza dell’addio è un pugno al plesso solare per intensità e emozione (ma non è tra quelle proposte in questa recensione, ahimè!)