Potevo mai riaprire i battenti di Chine immaginarie senza gli adorabili “zombini” che da sempre girovagano nei miei pensieri?
A dire il vero, ormai gli zombie sono ovunque: a partire dalla Tv (il seguitissimo serial The Walking Dead), per passare al cinema (World War Z), nelle immancabili pubblicazioni cartacee (ricordiamo l’ammiccante Orgoglio pregiudizio e zombie) e infine sulle tavole a fumetti (che poi proprio dal capolavoro The Walking Dead di Kirkman hanno preso avvio).
In casa nostra il fenomeno sta vivendo la sua Alba…dei morti viventi, appunto.
Possiamo vantare orde di lavoratori che trascinano i piedi, ondeggiando tra sogno e realtà, ogni mattina sui mezzi pubblici e un giovane fenomeno romano.
Sto parlando di Michele Rech (chi?), Zerocalcare per il grande pubblico (ah ecco!), star del web con le sue strisce settimanali (o quasi) sul blog zerocalcare.it (buttateci più di un occhio che ne vale la pena) e assunto a vera e propria icona generazionale.
Dodici è la sua ultima opera e per la prima volta non sfrutta il suo alter ego – Zerocalcare, accompagnato dal fedele armadillo immaginario – come interprete bensì un inedito trio: Secco, Cinghiale e Katja.
E’ una scelta rischiosa.
Malgrado sia funzionale alla storia e fornisca il giusto carico di pathos all’azione è inevitabile notare come le battute solitamente sciorinate da Zerocalcare, espresse da Secco, che è sempre stato un’ottima spalla comica ma spesso semi silenziosa, danno un effetto stridente.
Ben più ostica è la difficoltà nel seguire la storia e il continum delle azioni. Sembra quasi che l’autore sia rimasto impigliato in una logica a “tavole “ piuttosto che fluidificare la narrazione per renderla a più ampio respiro (e dire che ha dimostrato di saperci fare con questo genere di ritmo, sia all’esordio con La profezia dell’armadillo che con la seconda opera Un polpo alla gola – prossimamente su questa rubrica)
Gli intermezzi autobiografici sul quartiere romano di Rebibbia sono succosi e apprezzabilissimi ma mal si sposano con il resto della storia se non per la dicotomia tranquillità del ricordo vs dinamicità convulsa del narrato orrorifico.
Ma veniamo alle note gaudenti. Zerocalcare si fa spazio sempre più nella cultura pop italiana.
Le sue battute rimandano a fumetti, cartoni animati, serie tv, personaggi popolari del comune passato (della generazione 30enni) ma ricalcano anche icone del presente (la serie The Walking Dead e Peppa Pig su tutti) per dissacrare e fotografare la vita di tutti noi.
In due tavole fenomenali ci racconta la metamorfosi di Cinghiale da timido ragazzino di periferia a erotomane impenitente (un passaggio epocale che abbiamo vissuto in molti con l’avvento di internet).
In altrettante due tavole sancisce la superiorità di “un maiale con la faccia a phon” sui capisaldi dell’infanzia maschile.
Un genio assoluto.
Per chi non conosce il suo tratto distintivo, Zerocalcare potrà rappresentare un’illuminazione sulla via della risata, per quelli che hanno imparato ad amarlo, come me, ci sarà da godere di un viaggio delirante insieme a strani e imprevedibili eroi. Come accennato poco sopra, torneremo ad occuparci delle opere del nostro Zerocalcare, approfondiremo alcuni aspetti della sua produzione.
Qui mi preme tentare di scrivere la sua abilità con il pennino: Michele Rech non lesina dettagli nei suoi disegni apparentemente semplici. Vale la pena – dopo una lettura goduriosa ma rapida – soffermarsi ad osservare tali preziosità: sono particolari in cui risiede la consapevolezza di essere più di un disegnatore di faccette.
L’autore è nel disegno e lo dimostra con dettagli che rimandano al suo mondo personale, intimo. Noi stessi ci riconosciamo in quei dettagli e sovrapponiamo il nostro intimo con quello dell’autore. Michele Rech è riuscito a creare il primo ipertesto generazionale stuzzicando le sinapsi dei rimandi pop.
Ricapitolando: tratto godibilissimo, ambientazione apocalittica “de no’altri” con zombie, risate di gusto; che volete di più?
Il segreto del mammut di Rebibbia?
zerocalcare: un mito, una garanzia.
lo adoro !
aspetto solo di avere qualche spicciolo extra in tasca per potermi comprare tutte le sue raccolte …TUTTE !
Soldi ben spesi amica mia, soldi ben spesi. Dai un occhiata alla rubrica nelle prossime settimane che sto preparando altre chicche su Zerocalcare.