Attenzione! Questa recensione può contenere tracce di anticipazioni e residui semi lavorati di critica…nonché qualche zombie di passaggio.
Al sicuro dietro le sbarre.
Interessante controsenso; trovarsi potenzialmente in trappola per sentirsi liberi.
Da cosa ci si è liberati?
Gli zombie sono ragionevolmente tenuti a distanza (anche se hanno il fastidioso vizio di spuntar fuori quando l’attenzione cala) quindi il più è fatto.
Ma l’uomo deve sempre guardarsi da se stesso.
La calma scatena una serie di follie.
L’amore diventa pazzia; la psicosi latente libera pulsioni più profonde.
Si risvegliano i demoni interiori.
Kirkman cala sul tavolo da gioco una carta importante: la fiducia.
Quella di Lori che viene meno all’ennesima partenza improvvisa e priva di spiegazioni di Rick.
Quella dei sopravvissuti tutti che trovandosi di fronte lo sparuto gruppo di ex galeotti si interroga sulle ragioni della loro incarcerazione ( e saltano a conclusioni affrettate).
Quella di Hershel, speranzoso di aver trovato la sicurezza per la propria famiglia che ne vede altresì l’assottigliamento.
Anche a Tyreese, sicuro dietro le sbarre, viene meno la fiducia riposta nella figlia che disgraziatamente gli muore tra le braccia; due volte.
Il disegno in questo numero si dilata per farci abbracciare visivamente lo spazio ben delineato della prigione. Prospettive chiare e rappresentazioni realistiche rendono bene la struttura carceraria e pare di cogliere le potenzialità colte dai sopravvissuti: dove l’orto, e dove il campo da gioco, i servizi e le stanze/celle.
Tanto spazio per fantasticare, per fermarsi a pensare ad un futuro che fino a poco tempo prima era un ibrido abbozzato e oscuro.
Viene da pensare alla natura dei rapporti che si sono fin qui creati:
Dale, così maturo, cosa può dare alla giovane Andrea?
“Solo qualche anno buono”
“Vecchio, qualche anno sono un’eternità quando l’aspettativa di vita si misura in ore”
Maggie e Gleen dal loro canto si godono l’attimo, la felicità transitoria ma in loro c’è la scintilla della giovinezza pronta a divampare.
Lori pensa al bambino che metterà al mondo, un mondo morto e Rick pensa…beh, lui pensa decisamente troppo.
Si è accollato l’ingrato compito di guida.
Le responsabilità e le colpe gli gravano sulle spalle ad ogni decisione, ad ogni dramma. E’ in difficoltà, lo vediamo bene, e ci chiediamo: quanto ancora potrà resistere?
Quale dilemma lo farà titubare?
E quel fucile puntato contro, a minacciare il suo gruppo, quali scelte estreme lo porterà a perseguire?