Chine immaginarie #18 – The walking dead – Vivere in mezzo a loro (vol.12), Robert Kirkman, Charlie Adlard, Cliff Rathburn

Attenzione! Questa recensione può contenere tracce di anticipazioni e residui semi lavorati di critica…nonché qualche zombie di passaggio.

 

 

Walking Dead tome 12 - Un monde parfait

Quando lo sguardo si posa solo su città infestate da zombie e i pensieri inevitabilmente vanno sulla preoccupante condizione psicofisica del gruppo, il futuro non appare roseo.

Ci si mette anche Eugene a far crollare le poche certezze che ancora resistono.

Non c’è nessuna Washington sicura, nessuna cura.

Lui è solo un insegnante particolarmente bravo a mentire che ha scelto l’inganno per sopravvivere. Abraham non la prenderà bene; vederlo arrabbiato ci fa temere ben più di calci e pugni per il misero Eugene.

Fortunatamente il gruppo non dovrà scervellarsi troppo per trovare una nuova meta; nella notte una figura mite e socievole si palesa.

E’ Aaron, reclutatore di sopravvissuti per conto di una nutrita comunità a poca distanza da dove si trovano ora.

Ovviamente i sopravvissuti prendono l’offerta per una possibile minaccia – come biasimarli? La maggior parte di loro ha perso tutto a causa di gruppi sconosciuti (più che per gli zombie).

Rick è quello che si fida di meno ma il suo seguito stremato non gli lascia scelta.

Dopo una turbolenta nottata in cui Aaron dimostra la sua buona volontà, i sopravvissuti partono in direzioni della comunità.

L’ansia di non cadere in trappola ci coglie più volte lungo il cammino e siamo pronti metaforicamente con la mano sulla pistola ad ogni incontro inaspettato.

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Prima Eric, il compagno di Aaron, che si ricongiunge al partner reclutatore e svela come li tenevano d’occhio a distanza.

Poi Aaron reagisce preoccupato alla visione di un razzo segnalatore: un gruppo di approvvigionamento della comunità in missione cittadina che diede aiuto.

Rick e Abraham testeranno con mano L’organizzazione degli uomini che li vogliono accogliere..

Armati, preparati, sicuri. Quel che ci vuole per vivere sereni.

Finalmente giungiamo alla cittadina fortificata.

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Dopo una breve anticamera, in cui si respira una zaffata di normalità quasi fastidiosa, i nostri, uno ad uno, vengono accolti dal sorridente Douglas.

E’ lui il capo della comunità.

Delinea in modo succinto, a Rick, quale è stato il suo percorso fino ad arrivare a guidare la comunità (fondata da un tale di nome Davidson che è un po’ l’innominabile del luogo), e spiega semplicemente come e perché hanno bisogno del gruppo di Rick.

Loro hanno l’esperienza necessaria a crescere in un mondo al capolinea dell’umanità.

Il breve colloquio ha anche l’obiettivo di indirizzare ognuno verso una occupazione gradita.

Rick in qualità di ex poliziotto viene scelto come sovrintendente.

Si cala subito nel compito così congeniale e lo stesso fanno gli altri ancora frastornati dalla “troppa normalità” della vita in comunità.

Bambini che corrono felici per strada, case perfettamente ammobiliate, docce calde ed elettricità spiazzerebbero chiunque avesse dovuto passare anche un solo giorno in mezzo agli zombie, figuriamoci i nostri sopravvissuti che hanno vissuto 14 mesi tra la vita e la morte.

Giustamente i nostri si mantengono guardinghi.

Dormono insieme, si confrontano e scontrano sulle nuove possibilità. C’è anche chi ha paura che tutto ciò sia effimero, che l’orrore bussi tra non molto alla loro porta: “Non voglio diventare debole” dice Carl.

La festa di benvenuto organizzata da Duncan è occasione per far stridere la corazza indossata dai membri del gruppo con il buonismo e la forzata spensieratezza che si respira nella comunità.

Non ci stupiamo affatto quando Rick chiede a Glenn di riprendere le loro armi. In tutta quella sicurezza C’è qualcosa che non convince.

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Recensione di
Simone Gentile

Sono Simone Gentile. Stretto tra una torre di libri e una pila di graphic novel (da leggere tutti, rigorosamente, in ordine sparso) continuo a lasciare una traccia nera su un foglio bianco; un timido rivolo che vuole affluire all'impetuoso corso della narrativa e continuare il Viaggio. Sono aperto a qualsiasi genere ma attratto dalle varie declinazioni della paura, per questo spesso mi ritrovo invischiato in storie che "MAMMAMIA!"... e forse poi, un po', me le vado a cercare.

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