Ammetto di aver finito questo libro da un bel po’, ma non di non essere riuscita a scriverne una recensione a caldo, ancora stordita dall’effetto della storia che è decisamente molto più vicina alla realtà che al mondo della finzione.
Siamo in una piccola cittadina vicino Berlino, Storlitz, e Rick è quello che oggi è di moda definire un nerd: legge e disegna solo fumetti, vive con una specie di vecchia zia e cerca di sopravvivere a quel gruppetto di bulli che si diverte a terrorizzarlo e ad usarlo come pungiball ogni volta che si incontrano.
Ma, un giorno come un altro, sono proprio questi ragazzi violenti, che si atteggiano a neonazisti, a proporre a Rick una via d’uscita dalla vita triste e noiosa di Storlitz, offrendogli il lavoro che ha sempre sognato: il giardiniere a Berlino.
In cambio del lavoro, Rick dovrà fornire ogni giorno informazioni precise sulla vita di una scuola materna ebraica, che, guarda caso, confina con il parco al quale verrà assegnato come apprendista.
A Rick non sembra un onere troppo grande fornire orari e dettagli sulle maestre, sui bambini o sulla polizia di guardia all’ingresso della scuola se sull’altro piatto della bilancia c’è il lavoro e la vita che sembrava impossibile da ottenere.
Ma fino a quanto l’accomodanza e l’ingenuità di Rick potranno andare avanti? Cosa succede nella testa di qualcuno quando viene spinto oltre ogni limite?
La penna dell’autore, scomparso prematuramente, riflette una personalità fuori dagli schemi e priva di inutili moralismi. Da leggere, soprattutto di questi tempi.
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