Cambiare l’acqua ai fiori – Valérie Perrin

Ho pescato Cambiare l’acqua ai fiori in mezzo alle decine di novità editoriali sparpagliate sul primo tavolo della mia libreria preferita: l’ho tenuto un po’ in mano, ho letto la quarta di copertina, storto un po’ il naso per la copertina rosella, l’ho lasciato, l’ho ripreso, ho annusato l’odore della carta e alla fine, mi sono fidata del mio istinto portandomi a casa le 475 pagine scritte da  Valérie Perrin (che oltre a scrivere è fotografa di scena di importanti produzioni francesi).
Questa volta pensavo di aver toppato: le prime pagine del libro mi hanno fatta pensare alle atmosfere francesi dei romanzi alla Chocolat di Joanne Harris che onestamente gradisco poco nelle pagine dei libri e più sugli schermi cinematografici ma poi, quando pensavo di aver categorizzato il libro, ecco che in poche pagine la trama lascia intravedere tutta la sua complessità: una storia che sembrava semplice e contenuta come acqua in una bacinella si trasforma in un maremoto narrativo inarrestabile.

Violette Toussaint è un personaggio incantevole nonostante il suo lavoro non sia dei più allegri visto che è la guardiana di un piccolo cimitero: trascrive tutti i discorsi che si tengono durante i riti funebri, pulisce le lapidi, innaffia le piante, coltiva il suo orticello, pranza con il parroco del paese, si concede qualche risata con i suoi colleghi manutentori e spaventa i ragazzini che di notte campeggiano tra le tombe in cerca di brividi.

Ho due guardaroba, uno lo chiamo “inverno” e l’altro “estate”, ma non c’entrano le stagioni, c’entrano le circostanze. L’armadio inverno contiene solo vestiti classici e scuri destinati agli altri, l’armadio estate solo vestiti chiari e colorati destinati a me stessa. Indosso l’estate sotto l’inverno, e quando solo sola mi tolgo l’inverno.

A scompigliare quella vita semplice ci pensa il commissario Julien Seul che una mattina bussa alla porta di Violette con cambiare l'acqua ai fioriuna richiesta alquanto bizzarra: sua madre, morta a chilometri di distanza da quel piccolo paesino, ha chiesto espressamente di essere sepolta accanto ad un uomo che riposa proprio in quel cimitero, Gabriel Prudent, sconosciuto al commissario fino a quel momento.

Qui il romanzo si trasforma, aprendosi su linee temporali diverse e perfino cambiando la voce narrante in alcuni capitoli per entrare meglio nella psicologia di tutti i personaggi, nelle loro verità, nei loro sentimenti.
Chi è Violette? Qual è la sua storia? E perché non ha mai denunciato la scomparsa di suo marito tanti anni prima? E invece la storia di Gabriel Prudent e la madre del commissario?

Chiudere il libro e accorgersi di essere finiti a largo nel mare blu scuro, quando si aveva intenzione solo di bagnarsi i piedi a riva. È questo quello che fanno i grandi libri e le grandi autrici: ti trascinano via in altri luoghi, ti aprono ferite, te ne guariscono altre, ti fanno cambiare occhi, ti danno speranza.

Cambiare l’acqua ai fiori sarebbe perfetto per una trasposizione cinematografica e penso che la Perrin lo sappia benissimo.

 

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Recensione di
Sara D'Ellena

«La mia intenzione è raccontare una storia: in primo luogo perché la storia viene da me e vuol essere raccontata.» Philip Pullman.
Raccontare storie e costruire librerie (immaginarie ovvio!) è la mia passione e la mia unica missione.

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