Anime morte – Nikolaj Vasil’evič Gogol’

Nikolaj Vasil’evič Gogol’, nasce nel 1809 nell’odierna Ucraina, compie studi letterari, si trasferisce in Germania e infine approda a Pietroburgo come professore di Storia, dopo un periodo nella città torna a viaggiare. Germania, Svizzera e per ultimo in Italia. In questo periodo inizia a costruire il suo capolavoro, “il cappotto”. Affascinato dall’universo Dantesco e dalla sua Commedia, vuole costruire anche egli un poema in tre libri che sia colmo dello spirito russo e che diventerà il romanzo “Anime morte”, di cui inizia la pubblicazione nel 1842.

Nella versione che ho letto, quella con la traduzione a cura di Paolo Nori, aprendo il volume si avverte subito una stranezza. Dopo l’onnipresente nota su come leggere correttamente i nomi dei personaggi in russo, cosa che personalmente provo a fare ogni volta per naufragare dopo cinque sei pagine storpiandoli nella mia mente in modo temo orribile, comincia subito il romanzo. Nessun saggio introduttivo, nessuna nota, niente di niente. Strano. Eppure è un classico, lì per lì soprassiedo e comincio la lettura. Arrivato al finale compare un breve paginetta del traduttore che comincia così: “Delle anime morte, se posso permettermi, non si può dire niente”. Vi dirò, sostanzialmente, ha ragione. Delle anime morte, non si può dire nulla. Bisogna solo leggerlo, affidarsi nelle mani dell’autore e lasciarsi trascinare nell’universo della Russia di provincia e dell’apparato statale degli Zar. Lasciarsi affascinare dai venditori che diventano dei samovar, nobili e funzionari in vesti da ballo trasfigurati in uno sciame di mosche e dalla realtà che si gonfia all’eccesso facendosi parodia e satira.

Al romanzo è accodata una seconda parte, un libro secondo, che in realtà sono degli appunti ritrovati e raccolti insieme. Gogol ha bruciato la redazione a cui stava lavorando nella notte tra l’11 e il 12 febbraio 1852. Le “anime morte” finiscono col primo volume. Lo stesso traduttore sconsiglia di andare avanti con la lettura, tuttavia ci ho voluto provare. Rispetto alla prima parte è quasi illeggibile, si vede che manca di cura, rifinitura e di tutto ciò che rende meraviglioso il primo volume. Sì, l’opera finisce con la prima parte.

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