Girovagando tra i corridoi della Feltrinelli, mi è caduto l’occhio su un libriccino esile che poi non ho resistito alla tentazione di comprare, complici il titolo (ogni tanto mi capita di avere cedimenti romantici) e la sintesi sulla quarta di copertina: si tratta di Amore (愛), dello scrittore giapponese Inoue Yasushi (Asahikawa, 1907 – Tokyo, 1991), da noi noto perché da un altro suo libro è stato tratto il film Morte di un maestro del tè, Leone d’Argento a Venezia nel 1989. Il volumetto contiene tre brevi racconti scritti tra il 1950 e il 1951 e riuniti insieme nel 1959.
L’amore è appunto il filo rosso che collega tre storie: Il giardino di rocce, che ha come protagonisti Uomi Jiro e la sua sposina Mitsuko; Anniversario di matrimonio, in cui si racconta del secondo anniversario di nozze di Karaki Shunkichi e di sua moglie Kanako; e infine La morte, l’amore, le onde, senz’altro la più bella delle tre, che narra l’incontro di Sugi Sennosuke e della giovane Nami in un albergo sulla costa. I tre racconti, soprattutto i primi due, sono tanto brevi che non è possibile sintetizzarli senza rovinare la lettura; il terzo è la storia di due dolori e di due solitudini che si incontrano forse un solo istante prima che sia troppo tardi. Se incomunicabilità e rimpianto prevalgono nelle prime due storie, nella terza sembra aprirsi uno spiraglio.
La prosa di Inoue è lineare ed essenziale; i sentimenti e le passioni non sono scandagliati, perché l’autore si limita a rappresentarne gli effetti nelle parole e nelle azioni; tra i personaggi, infine, spiccano quelli femminili, più risoluti, più fragili, più emotivi, complessivamente più ricchi e problematici di quelli maschili. Inoue è anche un maestro delle descrizioni, alcune davvero suggestive come quella del giardino di pietre di Kyoto del primo racconto o quella del promontorio a picco sul mare del terzo.
Ad essere onesta, il libro si è rivelato qualcosa di diverso da quello che mi aspettavo (anche se in realtà non saprei dire cosa mi aspettassi davvero), ma non sono rimasta delusa: non posso negare anzi di essermi incuriosita, tanto da voler approfondire la conoscenza dello scrittore attraverso la lettura di altri suoi lavori.