Una felicità imperfetta – Tina Seskis

Quando andavo a scuola, piuttosto che sentire le lezioni, mi dilettavo a scrivere una sorta di romanzo su un block notes, una specie di feuilleton che facevo girare tra i banchi delle compagne tra una un’ora di matematica e una di filosofia.

Se ai tempi mi sembrava di aver scritto il romanzo perfetto (ah la bellezza dell’innocenza!), rileggendo le mie fatiche oggi, sorrido e mi imbarazzo davanti a quella che è una trama completamente improbabile (una via di mezzo tra un telefilm americano e un’accozzaglia di tutto quello che avrei voluto mi succeddesse a 15 anni) e a delle scelte stilistiche veramente banali. Le similitudini, le metafore, le semplici espressioni che utilizzavo per descrivere le situazioni o le parole che mettevo in bocca ai protagonisti, erano completamente ridicole e immature.

E’ la stessa cosa che ho pensato leggendo questo romanzo che, dicono, è stato in vetta alle classifiche del 1selfhpublishing per mesi (!).
La protagonista, Emily, fugge dalla sua vita precedente nella quale era figlia e moglie perfetta, cittadina di un paesino fuori Londra, con una vita del tutto regolare.
Ovviamente, meta della sua fuga è la grande Londra, perfetta per mescolarsi e rendersi introvabile.
Appena arrivata, seppur stordita, Emily  trova una casa, un’amica speciale che l’aiuta a fare qualsiasi cosa e, poco dopo, un lavoro superfigo e… attenzione, quasi un nuovo amore.

Tralasciando il fatto che se io facessi una cosa del genere sarei ancora sotto il London Bridge a chiedere l’elemosina, a scandalizzarmi è soprattutto la trama estremamente sempliciotta per una storia che ha pretese di drammaticità.
Che poi, a quanto pare, se ne stupisce anche la protagonista stessa:

Nel giro di trentasei ore ho trovato una nuova casa, una nuova amica, un nuovo nome e, adesso, ho anche una nuova camera bianca e luminosa. “Ma hai perso figlio e marito” aggiunge una voce che arriva da chissà dove. La ignoro e vado a farmi una doccia.

Ho detto tutto!

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Recensione di
Sara D'Ellena

«La mia intenzione è raccontare una storia: in primo luogo perché la storia viene da me e vuol essere raccontata.» Philip Pullman.
Raccontare storie e costruire librerie (immaginarie ovvio!) è la mia passione e la mia unica missione.

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1 commento
  • Ahahahaah troppo carina la tua recensione!!! Purtroppo stanno andando di moda questi libri con trama vuota, diventano best seller e poi scopri che sono delle bufale colossali, neanche buone per 15 in erba.
    Anche se a 15 anni leggevo cose troppo serie, adesso con alla soglia dei 40 preferisco le cose un po’ vuote,ma non così vuote o surreali… A volte penso che anche i libri leggeri se ben costruiti fanno comunque bene, ma i libri leggeri scritti male e che illudono il lettore che sia qualcosa di pazzesco mi danno fastidio.
    Penso che il libro che avevi scritto a 15 anni potresti proporlo a qualche casa editrice visto l’andazzo delle pubblicazioni potrebbe diventare un best seller tradotto in 13 lingue…

Recensione di Sara D'Ellena