Torna Jacqueline Carey – Il Trono e la Stirpe

 
 " … Lo troverai e lo perderai, ancora e ancora"
 
Trovo sempre di una densità notevole i romanzi di Jacqueline Carey.
E’ un’ autrice che ti costringe a continuare la sua trilogia, nonostante il primo volume (come tutti gli altri del resto), sia voluminoso come pochi.
E’ stato creato un mondo, sovrapposto al mondo che noi conosciamo: sono gli stessi luoghi fisici dell’Italia, della Francia, della Spagna solo che qui si chiamano Terre d’Ange, Aragonia, Skaldia. E’ un mondo splendido, pieno di lusso e di fasti, pieno di passioni dure come l’acciaio, che spesso si scontrano in punta di lama.
E’ una storia epica che racconta di una donna, un anguisette, dedita al donare e ricevere piacere, con la violenza insita nel sangue del suo casato. Il piacere in un paese dove l’unica legge, l’unico precetto davvero rispettato è "ama a tuo piacimento". Ed è grazie a questoì che la sensuale e carnale Phedre ci guida nelle stanze delle case dei suoi patroni e nelle avventure più strabilianti durante la prima trilogia.
C’è anche l’amore assoluto certo: una storia salda e reduce dalle prove più disarmanti.
Ma questa è un’altra storia.
Quando Jacqueline torna in Italia con la traduzione della nuova trilogia di cui Il Trono e la Stirpe è il primo volume, lo fa continuando la storia là dove l’aveva lasciata ma cambiando nettamente il narratore.

Non è più la conturbante Phedre a raccontarci dei fatti del regno, ma suo figlio adottivo Imriel, preso bambino e seguito nel corso della sua maturazione adolescenziale, maturazione che arriverà al suo culmine quando lui, erede al trono del Regno di Terre d’Ange, scoprirà di amare alla stessa maniera di Phedre: un amore violento, sadico e che sembra non trovare mai soddisfazione.
Come può un giovane, con alle spalle una famiglia di traditori, ignorare quell’ombra scura della sua anima? Cosa vuol dire essere buoni? Come si fa?

Sebbene il sesso e le sue forme più diverse indissolubilmente legate all’amore, siano il fulcro delle storie della Carey, le scene che ci racconta (con assoluta freschezza, serietà e senza timore alcuno di descriverle, tanto da farcele apparire sotto i nostri occhi), sono solo dei brevi flash all’interno di una ben più grande epopea che coinvolge moltissimi altri temi, luoghi, passioni e desolazioni, dolori e fratture.Jacqueline Carey va letta con attenzione  per capire se ci piace oppure no, se il suo modo di raccontarci l’amore ci turba o ci punge di desiderio, se vi fa venire voglia di chiudere il libro con un tonfo o di divorare il capitolo successivo in apnea.
Provate e poi, mi direte.

 

 

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Recensione di
Sara D'Ellena

«La mia intenzione è raccontare una storia: in primo luogo perché la storia viene da me e vuol essere raccontata.» Philip Pullman.
Raccontare storie e costruire librerie (immaginarie ovvio!) è la mia passione e la mia unica missione.

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7 commenti
  • >Provate e poi, mi direte.

    Uhm, posso esprimere un parere che si discosta da quello del post?
    Ho ho letto il primo libro di questa saga, "il dardo e la rosa", e devo dire che non mi è piaciuto affatto.
    Tolta la componente erotica (a suo modo insolita per quantità e qualità… "originale" mi sembra una parola grossa) mi è sembrato un fantasy piuttosto convenzionale e piatto, che in più di un’occasione varca il limite dell’umorismo involontario. Andando verso la fine, inoltre, la protagonista assume sempre più nettamente le fattezze di una Mary Sue, cosa che, lo ammetto, ha ulteriormente alimentato la mia ilarità.
    L’ho letto in pochi giorni, perchè nonostante la lunghezza è davvero molto scorrevole, ma mi asterrò dal leggere i seguiti, a meno che qualcuno non me li tiri dietro
    Un saluto!

  • @ JordanBlue

    Credo che tutto dipenda dal nostro bagaglio di letture precedenti. Ho affrontato una tesi di laurea sul Fantasy e con tutto quello che ho letto, studiato e analizzato, ho trovato Jacqueline Carey molto fuori dai soliti clichè convenzionali del Fantasy.

    Questo non toglie che possa piacere o meno però! De gustibus, giusto?

  • Assolutamente, sì, i gusti son gusti!
    Però se e quando avrai voglia di parlare in maniera più approfondita degli elementi di originalità che hai riscontrato in questa autrice (o anche in altri autori) sarò ben felice di partecipare al confronto, anche perchè amo molto la narrativa fantastica e mi piace discuterne con interlocutori altrettanto appassionati.
    Ciao!

Recensione di Sara D'Ellena