Una favola, leggera e delicata, che con semplicità racconta una storia carica di metafore e di significati profondi.
La storia è quella di una lumaca, senza nome, che parte alla scoperta del significato della sua lentezza e alla ricerca di un nome, affrontando un viaggio non scevro di pericoli, e facendo la conoscenza di altri animali, fra i quali un gufo malinconico e una saggia tartaruga.
Come tutte le fiabe per bambini non è escluso che possa essere letta anche dagli adulti, anzi è vivamente consigliato, specialmente quando l’autore è un Grande come Luis Sepùlveda. Ho avuto il piacere di conoscerlo, o almeno di vederlo da vicino e sentirlo discorrere di poesia al Salone internazionale del Libro di Torino e devo dire che è proprio come il suo stile di scrittura: semplice, diretto, schietto e umile.
I temi affrontati sono molto spessi sebbene si tratti di una fiaba: il significato della lentezza e dello scorrere del tempo, e la relatività di esso; la ribellione al gruppo e l’isolamento che consegue all’anticonformismo; la paura dell’essere che si ribella e rimane da solo e come affrontarla; l’ottimismo, non perdere mai le speranze; la selezione naturale e, infine, il rapporto dell’uomo con la natura (tematica che ritroviamo anche nel romanzo “Il vecchio che leggeva romanzi d’amore”), e come la manipolazione di essa possa ripercuotersi sugli animali, e sull’ambiente.
La semplicità è sempre il miglior modo per affrontare argomenti difficili, e questo libro vi riesce. Consigliato per i bambini, perché pianta un seme, e per gli adulti per riscoprire valori perduti.
Ci sono anche delle bellissime illustrazioni, che sembrano dei disegni fatti a matita.
Frase che mi ha colpita: “un vero ribelle conosce la paura ma sa vincerla”.