Spielberg ti odio – Matteo Maffucci

Tranquilli, leggendo questo libro non imparerete ad odiare Spielberg, ci pensa l’autore ad accollarsi le vostre antipatie (tratto dal commento consigliato per l’edizione tascabile by Ingelo).

Entrare nel diario intimista di un cantante pop ggggiovane non é mai stata la mia massima aspirazione ma la curiosità (ahimé) é una brutta bestia e prima che me ne potessi realmente accorgere Matteo Maffi (del duo Zero Assoluto; più che un nome, un avvertimento) era sul mio comodino.

A piangersi addosso.
Vi é mai capitato di consolare un amico affranto dal dolore?
Per la perdita di un amore, di un caro parente, di un pesce, di una partita a poker, ecc. ecc.
Ecco, tutto questo é niente a confronto con il vuoto cosmico provato dal protagonista di questo racconto frammentario. Conosco bene la depressione e la si rasenta spesso come un ubriaco sull’orlo del precipizio, il problema, se vogliamo, é che non ci si cade mai veramente.

E allora fiato alle trombe, entriamo nel tunnel dei pensieri banali e triti.
Guardiamoci tutti quanti l’ombellico e la laniccia che vi si va ad aggrovigliare.
Tanto meglio che sorbirsi un polpettone poco originale (con qualche perla qua e là, a mio avviso casuale) di una storia che non ha nessuna presa sul lettore.

Sono andato avanti solo per due motivi:

  • un insospettabile masochismo
  • la scarsa lunghezza del libro

Il protagonista (!?!) rimbalza come una pallina da ping pong da un immobilismo all’altro.

Il lavoro è triste e ripetitivo (guardare film in modalità “loop” non aiuta; e grazie che si finisce ad odiare Spielberg!), la ragazza lo ha lasciato malamente, il cane, che dovrebbe fargli compagnia, non perde occasione per dimostrare il suo essere una bestiola con dei bisogni (fisici).

La figura emblematica è poi quella del padre: lo stereotipo mal riuscito di genitore attempato che vive una seconda giovinezza.
L’inutilità regna incontrastata tra le pagine di questo libello e se l’intento era quello di suscitare un sentimento di malinconia, beh non è riuscito neanche in quello.
Mi è rimasto solo un vago sapore di bile in bocca.

E scusate lo sfogo ma era ora di cantargliene 4… a sto stonato.

p.s. quanto scritto è da intendersi “mio modesto parere…che per altro condivido”

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Recensione di
Simone Gentile

Sono Simone Gentile. Stretto tra una torre di libri e una pila di graphic novel (da leggere tutti, rigorosamente, in ordine sparso) continuo a lasciare una traccia nera su un foglio bianco; un timido rivolo che vuole affluire all'impetuoso corso della narrativa e continuare il Viaggio. Sono aperto a qualsiasi genere ma attratto dalle varie declinazioni della paura, per questo spesso mi ritrovo invischiato in storie che "MAMMAMIA!"... e forse poi, un po', me le vado a cercare.

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