Soulless – Gail Carriger

Per la serie “Recensioni Halloweeniane”, ecco a voi “Soulless”, di Gail Carriger.
Sì, è l’ennesima saga, nonostante io abbia più volte detto quanto sia contraria a queste storie interminabili. Ciononostante, se la storia ti appassiona, non sarà mai abbastanza interminabile, nemmeno dopo cinque libri –tanti quanti se ne auspicano: per ora ne sono stati pubblicati e tradotti in Italia tre, ma non si esclude la possibilità che le avventure di Alexia Tarabotti continuino in un quarto e quinto romanzo.
Ma veniamo a noi: ecco di che parla.

Nella Londra vittoriana, vivono una moltitudine di razze e specie diverse: dai semplici umani, ai vampiri, ai licantropi, fino ai fantasmi, persino. La cosa interessante, è che esseri naturali ed esseri soprannaturali vivono a contatto uno con l’altro, in pacifici e cordiali rapporti: la regina Vittoria è addirittura affiancata da un licantropo e da un vampiro, nel suo Governo Ombra.
In questo panorama, spicca la scomoda e perturbante figura di Miss Alexia Tarabotti, e quella del suo antagonista favorito, Lord Maccon, nientepopodimenoche Alfa del branco dei licantropi di Londra. Alexia, zitella dalle forme giunoniche e dalla lingua biforcuta, ha sempre un’opinione su qualunque argomento, prediligendo le nuove scienze nascenti e i marchingegni d’ottone creati dagli scienziati. Una delle sue attività preferite è torturare Lord Maccon con la sua parlantina, e metterlo a disagio con duelli verbali in situazioni molto poco opportune. Lord Maccon è un lupo mannaro, e questo già ve l’ho detto. Quello che non vi ho detto è che Miss Tarabotti è una preternaturale: lei è l’antidoto a tutta la magia che permea gli esseri viventi –e non- che circolano a Londra. Con un solo tocco, può neutralizzare i poteri di chicchessia, rendendo un licantropo trasformato nella notte del plenilunio, un docile labrador.
Alexia è così curiosa di ogni cosa, che cerca di impossessarsi delle informazioni private del Prin, un’associazione governativa, comandata da Lord Maccon, in possesso di segreti e piani d’azione per mantenere l’esistenza equilibrata tra soprannaturali e umani. E contemporaneamente a Londra, spunta fuori l’ennesimo club privato a sfondo scientifico, di cui si aspetta con ansia la serata inaugurale.
Naturalmente, un pizzico di romanticismo non può mancare, e non guasta, specie se riuscirà a sciogliere il cinico cuore dell’incontrovertibile zitella…

Un romanzo leggero e divertente, scorre che è una meraviglia, e non è la solita storia dark a cui siamo abituati a pensare quando leggiamo nel trafiletto di copertina le parole “vampiro” o “licantropo”. L’autrice si è ispirata allo stile canzonatorio e irriverente di Jane Austen, migliorandolo e dotandolo di tutte le battute di spirito più audaci, inesistenti all’epoca di scrittura della vecchia zia Jane. L’umorismo permea i dialoghi –che sono geniali e divertenti da morire-, senza però disturbare la narrazione, che procede con parecchi colpi di scena, anche pericolosi. Diciamo pure che questo libro sarebbe perfetto, nonostante non sia un figlio unico, ma appartenente ad una cucciolata ancora in espansione, se non fosse per Mr Tino Lamberti, il traduttore.

Fin dalle prime pagine, ci sono errori di battitura che fanno supporre che il traduttore non sia poi questo gran dattilografo. Poco male: il suo lavoro avrebbe comunque dovuto essere rivisto dall’editor, che si sarebbe dovuto preoccupare di tali sottigliezze. E invece no. Qualche pagina dopo, mi accorgo che il traduttore –ma nemmeno l’editor, a questo punto- non è un grande amico del congiuntivo, e già questo ti basta a farti passare la voglia di leggere un romanzo. Ma si va avanti, signori, e agli errori di battitura e di uso appropriato della forma verbale, si aggiungono errori di punteggiatura, ma soprattutto di ortografia. A parte il traduttore, che va be’, s’è capito non essere poi questo grande professionista, l’editor, che ha fatto? S’è andato a bere un caffè quando gli è arrivato il manoscritto da correggere?
Non vi dico la sofferenza di leggere una storia così piacevole con questi orrori ortografici. Roba da farmi pensare di non comprare affatto il testo tradotto, ma di leggere il seguito in lingua originale.

Tutto sommato, un buonissimo romanzo, innovativo, piacevole, con i dialoghi che sarebbero perfetti per la sceneggiatura di un film (che io spero arrivi presto). Se decidete di comprarlo, cercate di non essere insofferenti alla traduzione italiana: ignoratela e godetevi la storia, che merita.

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