Solo il mimo canta al limitare del bosco, Tevis Walter

In un futuro distopico, la società è servita da robot, che si sono occupati degli individui sin dalla nascita, educandoli al piacere immediato e a reprimere ogni curiosità. La privacy ha soppiantato i concetti di comunità e famiglia, si assumono farmaci per reprimere tensione e ansia. Leggere e scrivere sono capacità perse tempo addietro, di conseguenza non esistono tracce della storia recente o remota; eppure un professore universitario ha imparato a leggere, così scoprirà la società del passato attraverso i sottotitoli di vecchi film.
Il docente incontrerà gli altri due protagonisti dell’intreccio narrativo: una ragazza ribelle che vive come una barbona rifiutando le convenzioni e un robot tanto intelligente quanto triste: aspirante suicida alla ricerca di un senso nei ricordi che gli sono stati innestati durante la sua costruzione.

Il romanzo si colloca tra Fahrenheit 451 di Bradbury, Il nuovo mondo di Huxley, il ciclo dei robot di Asimov e… la malinconia e lo smarrimento dei personaggi di Dick.
Nella prima parte l’autore riporta convenzioni della futura Manhattan: l’uso costante di farmaci ansiolitici, l’individualismo esasperato, la mancanza di curiosità intellettuale; nella seconda parte, troviamo invece un ipotetico Midwest, con particolare riferimento a credenze religiose e vuoti rituali.
Riuscito e piacevole miscuglio di trama e riflessioni sul mondo contemporaneo, da considerare un classico.

 

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Recensione di
Antonio Soncina

Odio i best seller, soprattutto se di sfumature rosa, gialle o grigie. Ai classici preferisco storie contemporanee. Posso sopravvivere senza il rinomato "odore della carta" ma non con il Kindle scarico.

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