Se muore il Sud – Sergio Rizzo, Gian Antonio Stella

Sergio Rizzo e Gian Antonio Stella, giornalisti, già fortunati scrittori di “La Casta” (2007), che nel dibattito politico di un certo livello è diventata, horribile dictu, la Ca$ta la Ka$ta e storpiature simili, dando luogo ad una serie di semplificazioni a catena che hanno ridotto un argomento importante, la qualità della classe politica italiani, in un movimento di semplificazione, purtroppo banalizzante, rispetto al quadro generale.

Di nuovo le due penne del corriere si sono lanciate in un libro inchiesta sui mali che affliggono il nostro Sud e sulle conseguenze e le cause dovute ad anni di questione meridionale, argomento che è decisamente importante e purtroppo sempre più urgente. La prima cosa che si avverte cominciando a leggere il libro è la grande passione che i due autori mettono nell’analisi e nel compiere il loro viaggio, la penna affilata che colpisce con ironia e riassume molti degli scandali che in questi anni sono transitati per la cronaca. Ovvero, si capisce e si avverte che il libro è scritto da due giornalisti. copertina_semuoreilsudQuesto è, tuttavia, anche il suo più grande limite. Su un libro di 320 pagine, è vero stampate con il solito carattere gigante da brossura per far lievitare il prezzo di vendita, la bibliografia si riduce ad un paio di paginette che citano altri libri sull’argomento da cui si sono andate a pizzicare le storie raccontate, un po’ poco per un saggio, o un libro-inchiesta, come si dice oggi. L’altro lato poco soddisfacente è il trattamento riservato a dati e cifre che vengono snocciolati all’interno di periodi lunghi e di cui mancano le citazioni delle fonti in bibliografia, ovvero nella frase si dice, tipicamente, “dal rapporto x dell’ente y si ha che il z percento di questi fa quest’altro“, se volessi andare a controllare o vedere i criteri di quei dati mi sarebbe impossibile risalirci da bibliografia a colpo sicuro. Con questo non voglio dire che i dati siano falsi o manomessi, ma questo è dato solo per la fiducia che si deve a chi scrive, effettivamente un po’ poco.

La paura che nutro nei confronti di questo libro è che generi le stesse semplificazioni a cui ha dato luogo “La Casta“, ma d’altra parte è vero che anche Stella e Rizzo tentano di disarmare ogni tanto questo genere di lettura dell’opera avvertendo i lettori che il loro è un atto d’amore e una volontà di miglioramento. Quindi il consiglio, se si è interessati all’argomento, è di leggerlo con un po’ di distacco e di valutare bene quali sono le informazioni complete e quali solo accennate per cui si deve, necessariamente, approfondire la lettura altrove. Insomma, un libro che va letto più che altro come si legge una raccolta di articoli di giornale. Con un occhio al portafogli, prenderlo, per chi attrezzato, in e-book, per chi no aspettare una più abbordabile uscita tascabile.

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