Scritto sul corpo – Alan Bennett

Non c'è vergogna in quella monelleria, solo piacere, e chi, come me, non lo capisce, è un fesso.

Questo elegante e roseo libriccino pubblicato per Adelphi conferma l'impressione che ci sia decisamente bisogno di scrittori come Alan Bennett. C'è bisogno di queste eleganti e spiritose elucubrazioni sulla nascita della sessualità – qualsiasi sessualità – nell'individuo.
Un percorso goffo e accidentato, tutt'altro che poetico, o drammatico, che spesso si risolve, banalmente, una serie di inciampi che ci portano alla scoperta di come siamo. Bene o male, volenti o no.
Sono cinquantasette paginucce, si legge in una sera, divertiti non solo per i ricordi tragicomici di Bennett, che guarda a se stesso come ad un giovinotto occhialuto e impacciato che rincorre perennemente qualcosa che gli altri hanno già capito; ma anche di noi stessi, di quegli allampanati bambinoni che eravamo, alle prese con quel marchio sulla pelle che ci diceva: "Sei così, tesoro, ed è meglio che te ne fai una ragione. Sei proprio così"

Siamo noi stessi a marchiarci, i nostri presunti difetti sono solo una delle molte discipline del cuore.

Mi viene in mente quella campagna di sensibilizzazione promossa negli USA per affrontare la propria diversità. It gets better.
Certo, il problema che affronta quella campagna è ovviamente molto più specifico della "crisi adolescenziale".
Né Bennett vuole certo parlare "solo" di discriminazione omofobica, che ai tempi della sua adolescenza era l'unica via per modulare il pensiero nei confronti degli omosessuali.
Però la crescita, la scoperta di quello che si è, per tutti si rivela essere per essere prosaici, un periodo di merda. Qualsiasi sia il proprio marchio, poi va meglio. E si è capaci, anche, di prenderne atto, e di scrivere/leggere un libriccino che ci fa sorridere di quel goffo ammasso di timidezza che eravamo. E che siamo ancora, tutto sommato.

Non posso certo vantarmi di condurre una vita normale, o, sogno dei miei genitori, una vita come quella degli altri. Ma noi ci accontentiamo.

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