Diciamolo subito: se doveste prendere questo libro solo per la parola “superpoteri”, avreste scelto male.
Il perno attorno a cui ruota quest’opera di Steven Amsterdam è la parola “famiglia”, con tutti i banali problemi connessi: un marito violento e inconcludente, una separazione, ragazzi costretti a cambiare città, la nascita di un bambino, problemi di comunicazione con un figlio che marina scuola e lezioni di nuoto.
Cosa c’entrano i superpoteri? L’invisibilità non viene usata per aggirare misure di sicurezza di una banca o di una fortezza, ma per capire come nostra madre stia vivendo la separazione dal marito; la lettura del pensiero non serve a rubare i segreti di una pubblicitaria come in “What women want”, ma ad aiutare i pazienti in ospedale.
Giustamente presentato come un misto tra “X-Men” e “Le correzioni” di Franzen, “Ritratto di famiglia con superpoteri” avvicina la mia generazione, cresciuta a fumetti e TV, alle riflessioni in un mondo fatto di piccole solitudini. Un potere unico, spesso, aiuta gli altri ma non chi lo possiede.