Quattro Saggi Sulla Scienza – Enrico Bellone

“L’abisso, insomma, ci salva, se riusciamo ad essere liberi di esercitare la nostra curiosità sulla natura e di fabbricare ponti e sentieri che sempre meglio colleghino ciò che percepiamo grazie ai sensi a ciò che evolve nelle nostre teorie sul mondo.”

Galilei e L’Abisso

Enrico Bellone (1938 – 2011) è stato un fisico, filosofo e un grande divulgatore scientifico. Direttore della rivista scientifica “Le Scienze“, edizione italiana di Scientific American, dal 1995 al 2009 quando ha lasciato il posto all’attuale direttore Marco Cattaneo. Personaggio poliedrico e quello che, a tutti gli effetti, si può definire un grande comunicatore con una cultura scientifica e filosofica di respiro veramente ampio corredata da una passione enorme per la scienza e per i suoi racconti.

Questo volume raccoglie, come il titolo lascia non proprio velatamente supporre, quattro saggi sulla scienza, i cui titoli sono:

  1. L’Origine delle Teorie;
  2. Galilei e l’Abisso (da cui ho tratto la citazione in apertura);
  3. Qualcosa, là fuori;
  4. La Scienza Negata.

Il primo ed il terzo saggio hanno molti in comune e fanno parte quasi di una stessa riflessione sulla nascita di quelle che chiamiamo “Teorie” e su che senso abbia, in realtà, l’uso di parole quali nascita ed origine al riguardo. Con un linguaggio che si poggia sempre delicatamente sui termini tecnici, non lasciandoli mai non spiegati, o sui concetti sempre ben delineati nelle premesse e nelle conclusioni, Bellone conduce il lettore alla scoperta del metodo detto scientifico di approcciarsi al mondo e al suo rapporto con le percezioni, il cervello come organo e la mente come astrazione da risolvere in chiave neurologica. Si parla di idee e di trasmissione di idee, come avviene la trasmissione di un’idea in realtà? Quando si legge qualcosa, come questa recensione, il giornale od un saggio scientifico, si entra nella “mente” dell’autore per prelevarne le idee? Se ne fa una copia? Dov’è davvero situata un’idea e cosa vuol dire possederla? Queste e molte altre domande al riguardo sono analizzate in questi due saggi ed alcune di queste è delineata una risposta a base di sensate esperienze e necessarie dimostrazioni.

Il Saggio su Galilei ripercorre brevemente la vita dello scienziato italiano e della gestazione della sua cinematica, ovvero la scienza del descrivere quantitativamente il moto dei corpi in modo indipendente dalle cause che l’hanno generato. Del suo osservare, meditare e sperimentare coltivando, in modo più o meno segreto, le idee di Copernico destreggiandosi tra i giochi politici dello Stato Pontificio e il rischio di subire delazioni presso l’inquisizione, cosa che in realtà subì una volta già prima del famoso processo, anche se in quel caso riusci a cavarsela con un insabbiamento ad opera del governo di Venezia. Al di là di queste generalità riguardo la vita, la parte fondamentale è l’analisi e il commento de “Dialogo de Cecco Ronchitti da Bruzene. In perpuosito de la Stella Nuova“, un’opera di probabile attribuzione galileiana in cui due contadini discutono dell’apparizione di una nuova stella il 9 Ottobre del 1604. Il dialogo riporta attraverso le parole dei due contadini della discussione sorta tra un filosofo ex libris che, in rigida osserva aristotelica, ne voleva la posizione in un luogo intermedio tra la Terra e la Luna, per non intaccare la perfezione e l’incorruttibilità del cielo delle stelle fisse, ed un certo matematico, in modo praticamente sicuro Galileo, che invece esibiva delle misure e delle prove che la collocavano molto più lontana della Luna e dei Pianeti, nella parte del cielo che doveva competere all’incorruttibilità. Un’opera, riportata per intero in fondo al saggio in dialetto e tradotta in un italiano seicentesco, che vale veramente la pena leggere per respirare un po’ del clima culturale del tempo.

L’ultimo saggio, La Scienza Negata, parte dall’impietoso elenco dei dati e le classifiche che vedono il nostro paese in fondo, o quasi in fondo, a tutte le classifiche che riguardano i settori di Ricerca e Sviluppo (R&S) e l’istruzione e la cultura, con dei dati aggiornati fino al 2005, per poi dare il colpo di grazia andando indietro fino a risalire alle origini della decadenza con l’avvento del fascismo e delle sue pessime scelte in campo scientifico: numeri da scoramento. Sopravvissuti in qualche modo alle statistiche comincia un’analisi di ampio respiro sui movimenti culturali e filosofici che da metà dell’ottocento ad oggi hanno negato la scienza, impilando una serie di citazioni e ricostruzioni dell’anticultura scientifica europea. Dalla matematica disumanizzante, agli scienziati imbroglioni e guidati sola da una volontà di potenza e di sopraffazione. Da presunti ritorni ad età dell’oro in cui era la filosofia e la religione a guidare la cultura, mentre gli intelletti minuti (sob) si potevano dedicare a giocare con i piani inclinati, agli esperimenti in genere e agli sterili formalismi. Tra le affermazioni più sconcertanti alcune perle sulla matematica e la fisica di personaggi che, tutto fuorché degli stupidi, sia chiaro, non avrebbero comunque saputo distinguere un melone da un teorema. Il risultato disarmante per cui poi l’Italia si caratterizza è quello di aver fatto gioco sul diffondere questa diffidenza per spostare fondi e impegno verso altri settori e depotenziare i cattivi scienziati disumanizzanti indirizzandoci verso i tempi bui per la ricerca. Quest’ultimo è un saggio decisamente utile e da leggere per riuscire ad interpretare molte delle scelte politiche e delle affermazioni che sentiamo sulla scena politico culturale del nostro paese.

Se qualcuno di voi è arrivato a leggere fino a qua giù, complimenti, ora però correte a rimediare questi quattro saggi e lasciatevi affascinare dal come comprendere il mondo tentando di tenere a mente come funzioniamo e in che modo percepiamo. Vi lascio con una simpatica canzone di Caparezza in cui la voce registrata che si sente sul finire è quella di Enrico Bellone:

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Cirdan
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