Persecuzione – Alessandro Piperno

Premesso che non sono certo una persona colta e che le mie recensioni sono da lettore qualunque, oggi provo a spiegare perché questo libro non mi ha appassionato.

“Persecuzione – Il fuoco amico dei ricordi” è un romanzo di più di quattrocento pagine con protagonista il Prof. Leo Pontecorvo, romano di origini ebraiche, stimato oncologo pediatrico, al centro di una vicenda giudiziaria raccontata in maniera confidenziale da un narratore esterno alla vicenda.

Piperno è molto abile a descrivere i differenti stati d’animo del nostro eroe, o meglio, anti-eroe, sia durante la sua vita pre-tragedia che dopo; in questo mi ricorda vagamente il Dostoevskij di “Delitto e castigo”, anche se i fatti che compongono la vicenda sono completamente differenti.

Tutto il resto scordatevelo. Gli altri personaggi, secondari, vengono descritti attraverso aneddoti e non influenzeranno minimamente la storia: né la famiglia di Pontecorvo, né l’avvocato Herrera, né gli amici Flavio e Rita – come se all’autore avanzassero dei piccoli racconti già pronti da sfruttare inserendoli da qualche parte.

Ci troviamo di fronte alla descrizione del dramma di una persona dal tenore di vita agiato che improvvisamente si trova al centro dell’attenzione per una grave accusa, e questo viene usato come pretesto per introdurre gli individui che orbitano intorno al protagonista, ma togliete una qualsiasi di queste descrizioni e la storia non cambierà minimamente.

La vicenda è ambientata nel 1986, con brevissimi accenni alla situazione storico-politica: Craxi o la tragedia dell’Achille Lauro in un paio di discussioni con la moglie. Certo, per chi ha vissuto quegli anni, magari nello stesso ambiente del protagonista, può scattare un effetto nostalgia, ma il periodo viene vissuto con il distacco che permette l’agiatezza, senza entrare troppo nelle questioni se non per principio, in salotto. Per chi invece quegli anni li ha passati, che so, in fabbrica o nelle piazze, spiacente, non esistete proprio.

Ho finito a fatica la lettura di questo romanzo, nonostante l’innegabile abilità del narratore. Se all’inizio speravo di poterlo paragonare a Philip Roth, uno dei miei autori preferiti, a un certo punto mi sono dovuto rassegnare: “pesantezza” è l’impressione che mi è rimasta.

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Recensione di
Antonio Soncina

Odio i best seller, soprattutto se di sfumature rosa, gialle o grigie. Ai classici preferisco storie contemporanee. Posso sopravvivere senza il rinomato "odore della carta" ma non con il Kindle scarico.

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